«Paraga voleva uccidere e far sparire i cadaveri»

Depositate le motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo per il paramilitare che ordinò l'uccisione di Lana, Moreni e Puletti
"PARAGA VOLEVA ELIMINARE I VOLONTARI ITALIANI"
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«Occorre valutare se quanto accaduto sia riferibile all'odierno imputato. La risposta a tale quesito non può che essere affermativa». Lo scrive il gup Carlo Bianchetti nelle 55 pagine di motivazioni  della sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti di Hanefija Prijic, il comandante paramilitare bosniaco Paraga, ritenuto il responsabile della morte dei volontari italiani Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti, uccisi a Gornji Vakuf il 29 maggio 1993. Paraga, già condannato in patria a dodici anni di carcere scontati, nel processo italiano si era difeso spiegando di essere innocente.

«L'imputato – scrive il gup -  ha cercato nella autodifesa di aggiustare il tiro della propria precedente linea difensiva sforzandosi di minimizzare il peso della propria partecipazione all'intera vicenda. Tale sforzo appare in più punti maldestro e contraddittorio». Per il giudice bresciano il comandante bosniaco aveva un piano chiaro quando fermò il convoglio dei volontari italiani condotti lungo il sentiero che porta alla miniera Radovan. «Voleva far sparire definitivamente le tracce dei cadaveri, che ben difficilmente sarebbero stati mai ritrovati». 

«Tanto strategico il sito della miniera Radovan da far ritenere che esso fosse il sito deputato per la esecuzione delle "condanne a morte" che il comandante Paraga decideva di comminare - se è vero che, durante la ricerca dei corpi dei volontari italiani, era stato  casualmente rinvenuto il cadavere di altro soggetto, successivamente identificato in un cittadino croato disperso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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