«Palazzina» di accoglienza, la proprietà: «Stufa di chi non paga»

Dalla Loggia: «Nessuno ci aveva avvisati», mentre l'ex Asl ha effettuato un sopralluogo
VIA BOCCHI, RESIDENTI DIVISI SUL CASO PROFUGHI
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È stata una sorpresa per tutti: per i residenti e anche per palazzo Loggia. «Nessuno ci ha avvisato» è il coro comune. La partita è stata gestita direttamente dalla Prefettura, che attraverso un bando ha assegnato un intero immobile alla coperativa Ekopra, che ne ha fatto un vero e proprio centro d’accoglienza.

Siamo in via Bocchi 19 in città. Cinque appartamenti su sei occupati da profughi. Il quartiere Porta Cremona è diviso tra chi alza le barricate e chi invece tende la mano agli stranieri. Una lettera da parte di alcuni residenti è stata inviata nei giorni scorsi alle autorità locali: «Dopo aver effettuato un sopralluogo - ha risposto l’ex Asl - informeremo il sindaco per eventuali provvedimenti del caso».

La proprietà dell'immobile, costruito nel 1960 e al momento in condizioni non certo impeccabili, è di una donna bresciana che da tempo vive a Torino. Proprio dal Piemonte spiega perché ha deciso di stipulare l’accordo con la cooperativa: «Ero stufa di tutti quelli che non pagavano l'affitto».

Il caso è sul tavolo della Prefettura, che, in questo caso, ha optato per una scelta contraria al concetto di accoglienza diffusa come invece avvenuto in passato. «La situzione è sotto controllo» spiegano i vertici della coop che gestisce l'ospitalità per i richiedenti asilo e ora i nuovi inquilini di via Bocchi: «La struttura è sempre presidiata, anche di notte ci sono due persone che controllano che non ci siano problemi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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