Osterie d’Italia 2015: cade lo storico «Bianchi»
Di sicuro farà rumore. Nella nuova edizione della guida Osterie d’Italia di Slow Food manca la storica chiocciola da sempre dedicata al Bianchi, l’osteria di Franco e Michele Masserdotti a due passi da piazza Loggia, che è sempre stata (ed è ancora) baluardo di quella cucina bresciana tradizionale della città.
La scelta dei curatori della guida è inappellabile e, ad ora, non ne conosciamo le motivazioni. Negli anni scorsi quando cadde la chiocciola della trattoria Castello di Serle si sollevò un polverone, ma il locale di Emilio e Lorena Zanola è sempre pieno. Auguri quindi al Bianchi.
Resta il fatto che la guida, nata 25 anni fa proprio a Brescia, continua a perdere chiocciole bresciane. Ora ne restano tre e sono nomi assolutamente inossidabili. La nuova edizione della guida ora assegna la chiocciola alla Dispensa pani e vini di Adro che è il «covo» di Vittorio Fusari; rimane ferma la chiocciola alla Madia di Brione dove Michele Valotti continua l’appassionata ricerca di prodotti tipici bresciani; ed è confermata al massimo livello Le Frise di Artogne, l’agriturismo della famiglia Martini, un riferimento mitico per carni e formaggi caprini (tra i quali il Fatulì).
E dire che la nuova edizione delle Osterie d’Italia (la cui autorevolezza è cresciuta molto, tanto che per qualcuno è la Michelin del mangiare bene e spendere poco) propone 159 segnalazioni in più rispetto all’edizione 2014 portando a 1.733 i locali segnalati (un record), equamente distribuiti nelle regioni italiane tanto che il volumetto appare come il compagno indispensabile di chi viaggia molto.
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