Ossa nell'area bimbi mai nati: «Quei reperti vengono da altrove»
Una datazione approssimativa: impossibile dire con esattezza a quando risalgano i resti ossei ritrovati lo scorso autunno nella sezione del cimitero Vantiniano dedicata alla sepoltura dei bimbi mai nati. Le analisi, eseguite su richiesta della Loggia dal Labanof (il laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università degli Studi di Milano) hanno potuto solo datare i resti agli ultimi 70 anni.
Una finestra temporale molto ampia, che secondo i tecnici del Comune evidenzia il fatto che quei resti potrebbero essere riemersi oggi, pur risalendo a tempi non recenti, quando le attività di esumazione venivano svolte con metodi diversi da quelli odierni. «Anche perché - afferma Elisabetta Begni, responsabile del settore Servizi Cimiteriali - nessun adulto è stato mai sepolto in quella zona del Vantiniano. Quel reperto viene da altrove».
La perizia
Un’ipotesi suffragata anche da un passaggio nella perizia del laboratorio: «Il materiale osseo estremamente frammentato e di piccole dimensioni viene frequentemente rinvenuto nel terreno di riporto delle aree cimiteriali, in particolare durante i lavori che comportino un movimento di terra delle aree di inumazione».
Nella perizia risulta che, degli otto reperti sotto la lente, uno (il più grande, di circa 6 centimetri) è un pezzo di legno, mentre gli altri - tutti grandi 3-4 centimetri circa, riconducono a un individuo adulto, a un feto alla 39ª settimana di gestazione e a un piccolo tra i 2 e i 7 anni.
Il caso
La polemica era esplosa a novembre dopo la rimozione delle tombe di 2.500 bimbi mai nati. «Abbiamo rispettato la legge in ogni passaggio, le esumazioni sono state disposte dopo 5 anni secondo la norma», ribadiscono i dirigenti della Loggia. Poi alcune mamme avevano rinvenuto dei frammenti ossei, alcuni dei quali sono finiti ai raggi x. In tutto i reperti riaffiorati erano 50. Trenta di questi sono ancora in deposito, in attesa che i genitori li riprendano.
«Da quanto emerso - conclude Elisabetta Begni, responsabile del settore Servizi Cimiteriali -, non ci sono ragioni per ritenere che le operazioni non siano state effettuate in modo corretto. Durante i lavori erano sempre presenti tre addetti della ditta e due tecnici comunali, che hanno controllato e verbalizzato tutto. Inoltre all’esumazione erano presenti 70 famiglie e da nessuna di esse sono arrivate lamentele». Un altro filone della polemica toccò invece la comunicazione, dopo che alcune famiglie denunciarono di aver scoperto dell’avvenuta esumazione solo a cose fatte.In questo senso, il caso è stato l’occasione per avviare un dibattito interno: «Metteremo mano al regolamento risalente al 1990 e alla carta di qualità per migliorare gli aspetti comunicativi coi genitori e per chiarire meglio alcuni passaggi», conclude Begni, che non indugia a fare mea culpa per alcune mancanze nella campagna informativa: «Se abbiamo provocato un dolore a mamme e papà ne siamo dispiaciuti, abbiamo già chiesto scusa privatamente a quei genitori coi quali abbiamo avuto l’occasione di parlare».
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