Ospedali e Pronto soccorso: le linee di programmazione per il 2023

Previsti investimenti, incentivi per i medici e smaltimento dell'affollamento in liste d'attesa e nei Ps. Richiamati i medici di base
SANITA', INTERVENTI DELLA REGIONE
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Rafforzamento della medicina territoriale tramite gli «ambulatori diffusi», incentivi economici ai medici ospedalieri che lavorano extra orario nei Pronto soccorso, visite di controllo prenotate direttamente dai medici di base o specialisti e ampliamento delle agende, per restare nei tempi prescritti. Sono le misure illustrate ieri dall’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, inserite nelle «Linee di programmazione 2023» approvate dalla Giunta lombarda.

«Scontiamo ritardi a livello nazionale - ha tenuto a precisare -. La carenza di medici e di personale viene da lontano, quelle che proponiamo sono soluzioni anche temporanee, in attesa che l’università laurei medici anche di famiglia per potenziare la sanità sul territorio».

Gli investimenti

Gli indirizzi di programmazione prevedono di investire 180 milioni per il potenziamento dell’assistenza ospedaliera e territoriale. Nel dettaglio, 28 milioni per l’assistenza domiciliare integrata, 29 per l’assunzione di personale per i dipartimenti funzionali di prevenzione, 15 per il personale ospedaliero, 80 per gli infermieri di famiglia, 10 milioni per favorire le associazione di medici di medicina generale e per il personale di studio, e 18 milioni per i centri diurni e le comunità terapeutiche.

La rete

Sulla medicina territoriale si concentra parte degli interventi. Già sperimentati nelle province di Bergamo e di Pavia, saranno allargati a tutte le Ats regionali gli «ambulatori temporanei diffusi». In sostanza, si chiede ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta che hanno disponibilità, di farsi carico dell’assistenza primaria dei pazienti rimasti senza medico di famiglia.

Nelle Case di comunità saranno inoltre reclutati medici in pensione o disponibili a lavorare in orario aggiuntivo.

I Pronto soccorso

Per contrastare l’affollamento, si lavorerà su due fronti: l’accesso e l’ospedalizzazione.

Una maggiore efficienza della Centrale medica integrata (che mette in connessione Agenzia regionale emergenza e urgenza, praticamente le ambulanze, e i Pronto soccorso) consentirà di indirizzare i pazienti verso gli ospedali meno affollati - già lo si fa - e di gestire i casi meno gravi a domicilio, grazie all’intervento dei medici e infermieri delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale).

Specifici incentivi economici (100 euro l’ora) saranno garantiti ai medici ospedalieri che presteranno la propria opera nei Ps fuori orario di lavoro, mentre per il personale infermieristico e Oss si sta cercando un accordo sindacale in questo senso.

Per garantire la minima permanenza in Pronto soccorso e l’inserimento in reparto, si lavorerà per dirottare i degenti subacuti in strutture alternative (che le Ats saranno autorizzate a contrattualizzare) per far posto ai pazienti in ingresso. Nei Pronto soccorso, inoltre, i pazienti over 65 allettati o in barella potranno essere affiancati da accompagnatori anche dopo il triage.

Liste d’attesa

Un altro tema scottante è quello delle liste d’attesa, per le quali Bertolaso aveva annunciato che per le dieci specialità più richieste, sarebbero stati contattati entro fine anno i 65mila pazienti che non erano riusciti a prenotare visite specialistiche entro i 10/30 giorni richiesti dalla prescrizione: in due settimane ne sono stati contattati 17mila per i quali è stata anticipato l’appuntamento.

Inoltre si istituirà un Centro di prenotazione unico regionale, si aumenteranno del 10% gli slot a disposizione, e le visite di controllo saranno fissate direttamente dai medici di famiglia o specialisti. I contratti di reclutamento straordinario per il recupero delle liste saranno prorogati al 31 marzo, così come gli incentivi per le prestazioni aggiuntive.

Brescia prima in Lombardia per accessi impropri

Con oltre 107mila accessi al Pronto soccorso in codice bianco o verde, pari a 107,55 ogni mille abitanti, Ats Brescia guida la classifica degli accessi «impropri» in Lombardia, e si piazza al quinto posto nella classifica italiana. Dietro di lei, al sesto posto (secondo in Lombardia) Ats della Montagna, che comprende la Valcamonica.

Una graduatoria non proprio virtuosa, pubblicata da Il Post martedì scorso su dati di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e riferita al 2021: gli accessi con priorità bassa o molto bassa, infatti, rischiano da un lato di sovraccaricare il lavoro dei Pronto soccorso, dall’altro determinano per i pazienti attese spesso lunghissime, prima di accedere alla visita medica e ad eventuali esami di controllo che si risolvono spesso con il rientro a casa. 

La causa del fenomeno, che coinvolge spesso pazienti anziani o bambini, per la salute dei quali si teme il peggio, è da imputarsi - secondo la testata online - anche alle carenze della sanità territoriale. In sostanza, questi accessi «impropri» (che avvengono tra le 8 e le 20, quindi in orario diurno) potrebbero essere evitati con l’intervento tempestivo del medico di base o di guardia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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