Ospedali bresciani, spesi 150 milioni per i ricoveri Covid
Il dolore ha anche un costo economico. Dopo i lutti, la sofferenza di chi ha lottato per superare la malattia, il silenzio attonito di una provincia deserta squarciato dalle sirene delle ambulanze, è necessario riflettere anche sull’impatto economico della pandemia di Covid-19 sulla nostra rete ospedaliera.
Per gli oltre diecimila ricoveri effettuati e conclusi la spesa si stima superiore ai 150 milioni di euro, di cui quasi 33 milioni solo per le degenze nelle Terapie intensive. Per la cura di ogni singolo paziente, in base alle differenti complessità di cure correlate alla situazione clinica, si va dai 13 ai 30 mila euro. A livello nazionale, l’impatto della spesa ospedaliera per curare i pazienti Covid è stata di circa 1,5 miliardi di euro, un terzo dei quali nella sola Lombardia.
Si tratta di una stima, basata sul numero dei malati forniti dalle autorità sanitarie. Per un’analisi puntuale è necessario avere a disposizione i dati consolidati regionali. È evidente che la scelta di un modello di assistenza impatta sui costi in modo sensibilmente diverso a seconda che questo sia più incentrato sull’ospedale o sul territorio. La stima tiene conto dei giorni in ospedale - 23 di degenza media per le terapie intensive o subintensive e 15 per quelle ordinarie - e dei costi per ogni giornata. In corsia è di circa 870 euro al giorno mentre in terapia intensiva è di 1.425 euro. Un dato, quest’ultimo, che al momento si basa sulla media e non tiene conto del maggior costo dovuto al ricorso alla ventilazione meccanica.
Il costo totale a livello nazionale per le terapie intensive ammonterebbe ad oltre 250 milioni di euro, di cui il 36% sostenuto in strutture ospedaliere della Lombardia. Per i ricoveri ordinari, la spesa stimata è stata di oltre un miliardo 200 milioni, di cui il 33% sostenuta per i casi trattati in Lombardia. Il dato nazionale contenuto nell’Instant Report sul Covid-19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari della facoltà di Economia dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità pubblica di Medicina diffuso giovedì scorso. Un’analisi articolata, quella fornita dai report dei ricercatori della Cattolica che ha fornito elementi anche per valutare l’impatto in termini di assistenza persa e sue possibili ripercussioni a breve e medio. Ripercussioni che pazienti e operatori sanitari stanno già ampiamente sperimentando. I primi nel chiedere, dopo mesi di attesa dovuta alla chiusura e alla riconversione della maggior parte delle attività ospedaliere per la cura del Covid-19, di poter fare visite, esami ed anche interventi sospesi in tempi ragionevoli.
Nella nostra provincia sono circa 500 mila solo le visite ambulatoriali rinviate nei mesi peggiori della crisi sanitaria. I secondi nel riorganizzare i servizi alla luce delle nuove regole restrittive anti-contagio, nella consapevolezza che il «recupero» del pregresso richiederà tempi non brevi. Senza scordare che gli ospedali devono attrezzarsi per eventuali nuovi ricoveri, tenuto conto che il Sars-Cov-2 ci sta al momento lasciando respirare, ma è ancora in circolazione. Un dato da non sottovalutare. A livello nazionale il valore economico dei ricoveri «persi» nei quattro mesi di pandemia è pari a circa 3,4 miliardi di euro. La cifra è stata calcolata partendo dai dati del ministero della Salute relativi al totale dei ricoveri programmati annui.
In un’analisi di «Healthcare Datascience Lab» dell’Università Carlo Cattaneo-Luic di Castellanza, sono stati riportati costo e incidenza percentuale dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature specifiche per degenza di un paziente Covid-19. Risulta che per i dispositivi incidono per 8,85 euro a giornata di degenza in area medica, 7,36 in terapia sub-intensiva e 19,78 in terapia intensiva. Le apparecchiature incidono mediamente per lo 0,16% sul costo di una giornata di degenza. Non solo numeri. Le infezioni da nuovo Coronavirus hanno costretto gli ospedali a trasformarsi e questo ha comportato anche un carico professionale ed emotivo da non sottovalutare. Nemmeno ora, quando è iniziata la fase della ricostruzione. Impresa altrettanto ardua. Sono stati rivisti, con un impatto molto significativo, i processi di diagnosi e cura, gli spazi, le risorse presenti e quelle necessarie, con un conseguente ingente investimento della macchina organizzativa ospedaliera che si è tradotto anche in investimento economico.
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