Ospedale Civile: dopo oltre due anni chiude Scala 4.0 dedicata al Covid

Entro gennaio terminerà l’attività nel padiglione in cui sono stati curati quasi tremila pazienti
CIVILE, CHIUDE SCALA 4
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Se non la più bella, è di certo una delle notizie più confortanti in occasione delle festività di fine anno: chiuderà entro fine gennaio scala 4.0, il padiglione dell’Ospedale Civile esclusivamente dedicato alla cura dei pazienti Covid. Aperto con i primi reparti nel novembre 2020, gradualmente cresciuto con la disponibilità di tutti i 170 posti letto differenziati per intensità di cura, in oltre due anni ha ricoverato quasi tremila pazienti (1.700 solo nel primo anno).

Si torna nei reparti

«Per alcune situazioni che richiedono cure, anche intensive, pneumologiche o internistiche, siamo nelle condizioni di seguire i pazienti in sicurezza nei reparti di riferimento - spiega Massimo Lombardo, direttore generale dell’Azienda sociosanitaria territoriale Spedali Civili di Brescia -. Stiamo per questo iniziando gradualmente a spostare tutti i ricoverati nelle diverse Unità di cura, con l’obiettivo di svuotare i reparti di Scala 4.0 entro un mese circa. Il padiglione che per oltre due anni è stato fondamentale nella lotta al Covid non verrà smantellato. Almeno non a breve. Vogliamo essere prudenti, perché il virus è imprevedibile e non possiamo matematicamente escludere, anche se ci auguriamo che non debba più accadere, che ulteriori varianti possano causare altre crisi sanitarie. Quindi, scala 4.0 rimarrà a disposizione con i suoi letti iperteconologici collocati su più piani, pronta a ripartire in base all’evoluzione epidemiologica».

Ora, un graduale ritorno alla «quasi» normalità, perché è evidente che gestire nei reparti pazienti con sintomi Covid, con le necessarie misure di sicurezza a tutela della salute di tutti, implica un impegno ulteriore da parte del personale medico e infermieristico, i cui numeri sono già ai minimi.

Le modalità di cura

La specificità del lavoro di Scala 4.0 è stato l’approccio multidisciplinare, reso possibile dalle professionalità presenti nel grande ospedale pubblico, ha permesso di affrontare la seconda e la terza ondata della pandemia, ma anche quelle successive che, pur essendo meno gravi sotto il profilo sanitario, hanno comunque comportato una media di un centinaio di pazienti ricoverati in area medica e poche unità in terapia intensiva. Una settimana fa erano ancora 97 i pazienti con Covid ricoverati all’Ospedale Civile di Brescia, di cui cinque in terapia intensiva. Numero rimasto quasi invariato anche nel bollettino settimanale diramato ieri dall’azienda sociosanitaria territoriale.

La «scala» è stata aperta nel novembre 2020 e alla fine di quell’anno è iniziata la campagna vaccinale anti Covid-19, dapprima dedicata a categorie mirate (operatori sanitari e fragili) e poi, dalla primavera del 2021, ampliata al resto della popolazione. Il vaccino ha deviato il cammino della pandemia. Lo ha di certo rallentato e in gran parte indebolito, tant’è che, a fronte di percentuali molto elevate di copertura per il ciclo completo (prima e seconda dose), si è assistito ad una progressiva diminuzione di ricoveri di casi gravi causati dall’infezione da Sars-Cov-2.

I finanziatori

La struttura è stata finanziata dalla Fondazione Spedali Civili con le donazioni dei bresciani (4,3 milioni di euro per la parte muraria e impiantistica, cui si sono aggiunte ulteriori impegni di spesa per letti di terapia intensiva) e da Banca Intesa San Paolo per un totale di quasi 7 milioni di euro. La gestione dei fondi è stata affidata alla cooperativa «Per Brescia», che si è costituita allo scopo specifico di ristrutturare il padiglione su iniziativa volontaria di un gruppo di professionisti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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