Orini: «Macchè terroristi, era solo goliardia»
Parla il 74enne bresciano, che per gli inquirenti è il punto di riferimento del gruppo di 24 secessionisti.
Il tanko per cui Orini finì a giudizio assieme a numerosi altri secessionisti del lombardo-veneto - © www.giornaledibrescia.it
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«Accuse mostruose», a fronte di un «carro che sembra allegorico», come quelli del Carnevale. Così parla Giancarlo Orini, 74 anni, l’uomo che per gli inquirenti è il punto di riferimento del gruppo di 24 secessionisti arrestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Brescia.
L’uomo si trova agli arresti domiciliari - in carcere non ci può andare per raggiunti limiti di età - e parla dal salotto di casa.
«Ma quale terrorista, ho fatto della goliardia la mia vita» dice quasi spaventato, rendendosi conto di essersi cacciato in un mare di guai. A partire da quelle intercettazioni finite agli atti in cui dice: «Dobbiamo caricare i candelotti di dinamite».
L'ex leghista, che aveva lasciato il Carroccio per le critiche di Bossi ai Serenissimi del ’97, è stato il primo presidente dell’«Alleanza», l’associazione nata in un ristorante di Eurbusco nel maggio di due anni fa e che, per la Procura di Brescia, aveva come obiettivo la secessione del Veneto dall’Italia. Il gruppo che avrebbe voluto arrivare in piazza San Marco a Venezia, a bordo del Tanko, un carrarmato costruito e testato in un capannone nel padovano.
«Sì, ci avevamo pensato - racconta - ma doveva essere un episodio che finiva lì. Una goliardata». «Quello che mi fa impressione - conclude - è che si è messo in moto tutto questo meccanismo. Lo Stato ha la Polizia, i carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia locale... e si preoccupa di quattro pellegrini come noi!».
Orini verrà inetrrogato lunedì dal Gip Enrico Ceravone. «Ho le mie idee - dice - ma le accuse mosse nei miei confronti sono allucinanti».
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