Online e inchieste, così l'informazione scommette sul futuro
Lunga vita ai giornali, a patto che sappiano cambiare pelle e adeguarsi alle trasformazioni del mondo. La drastica flessione delle vendite dei quotidiani cartacei in tutta Italia, in calo del 42% nel periodo 2012-2017 (dati Audipress), non corrisponde però ad una diminuzione di interesse da parte delle persone.
«Come gruppo ci siamo chiesti come potessero aumentare i lettori e calare le copie vendute e la risposta è una sola, l’online - spiega il direttore del Giornale di Brescia Nunzia Vallini durante il terzo appuntamento del ciclo The Newsroom3 organizzato dall’Università Cattolica -. Le persone ci raggiungono soprattutto attraverso i social, Facebook in particolare, e questo necessita di un cambiamento culturale anche all’interno della stessa redazione». Trasformazione già in atto, prima con l’integrazione delle diverse redazioni del gruppo (giornale, radio e televisione) in una sola realtà e nei prossimi mesi con la nascita di una redazione orientata al digitale, anche sul piano strettamente architettonico.
Un passaggio inevitabile e necessario, affrontato in questi ultimi tempi anche dalla Testata giornalistica regionale (Tgr) della Rai. «È in corso una sperimentazione sul web, con diversi telegiornali regionali che stanno aprendo le proprie pagine. Al momento sono 10 su 24 e reputo siano decisamente ancora troppo pochi - spiega Roberto Pacchetti, condirettore di Tgr Rai (in Italia vi lavorano 757 giornalisti), durante l’incontro coordinato dal giornalista Pierluigi Ferrari -. In questi primi mesi abbiamo visto che il web non cannibalizza la televisione bensì la integra».
E di integrazione tra le diverse competenze si deve parlare anche a riguardo dei giornalisti, «professionisti che devono essere in grado di sperimentarsi su tutti i mezzi di comunicazione - conferma Vallini -. Non è certo un’evoluzione facile perché prima di tutto si tratta di un processo di natura culturale». Resta salva l’informazione trasmessa tramite carta «che sempre più deve farsi approfondimento, giustificando così la sopravvivenza dei giornali».
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