Omicidio Ziliani, la sentenza del processo al «trio criminale» attesa per il 7 dicembre

In mattinata le parti civili, nel pomeriggio parola alle difese delle sorelle Zani e di Mirto Milani
OMICIDIO ZILIANI, LA SENTENZA IL 7 DICEMBRE
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«Noi oggi siamo qui senza un soldo per la figlia mezzana di Laura Ziliani che è affetta da disabilità. Vi chiediamo di emettere un sequestro conservativo su un appartamento di cui sono proprietarie Paola e Silvia». Lo ha detto in aula l’avvocato Piergiorgio Vittorini, parte civile nel processo per l’omicidio di Laura Ziliani, avvenuto l’8 maggio 2021 per mano delle due figlie Paola e Silvia e di Mirto Milani, fidanzato della maggiore, tutti rei confessi. «Avete addirittura ucciso la madre perché eravate convinte che Laura volesse uccidere anche lei e alla richiesta di denaro per la sorellina rispondete sempre no. Non ci possono essere differenze tra le responsabilità dei tre imputati» ha detto Vittorini.

  • L'udienza di oggi per l'omicidio di Laura Ziliani
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«Il processo è stata un’occasione persa. Non hanno chiesto scusa. Non abbiamo mai sentito la parola “scusa”» ha aggiunto l’avvocato Monica Baresi, che rappresenta i parenti di Laura Ziliani. Poi spazio alle difese. 

Le difese di Mirto, Paola e Silvia

«L’intero dibattimento ci ha mostrato che il soggetto meno convinto del piano omicidiario e che ha sempre tentato di tirarsi indietro è Mirto Milani, che invece all’inizio era indicato come il manipolatore del gruppo» ha detto davanti alla Corte d’Assise di Brescia nel corso della sua arringa l’avvocato Simona Prestipino, difensore di Mirto Milani. «Silvia si è ribellata la sera dell’omicidio e avrebbe pure colpito Mirto che, come già accaduto ad aprile nel tentativo di omicidio, aveva cercato di far fare un passo indietro alle sorelle. Se avesse prevalso la volontà di Mirto questo omicidio l’8 maggio non sarebbe avvenuto e questo aspetto non può non essere considerato per una valutazione delle responsabilità» ha spiegato il legale. «Per far sì che una condanna sia rieducativa e non solo punitiva vanno riconosciute le attenuati generiche per Mirto Milani altrimenti la condanna è perpetua» ha chiesto l’avvocato di Mirto Milani. «La pena non può essere quella di rinchiudere in carcere un ragazzo di 30 anni e gettare la chiave».

«Mirto - ha detto l’avvocato Cesari, il difensore di Paola Zani - cavalca le problematiche che ci sono tra figlie e mamma e sviluppa l’idea di eliminare il nemico. Non sappiamo da chi sia nata l’idea di uccidere Laura, ma un elemento sicuro c’è: l’idea non è partita da Paola».

«Paola aveva 19 anni al momento del fatto, oggi ne ha 21. Vi chiedo di dare un senso ad una pena verso una ragazza che rischia di fare tutta la vita in carcere. E sarebbe una sconfitta per tutti. Chiedo l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e il riconoscimento della capacità di intendere e volere fortemente scemata in quel frangente».

La sentenza della Corte d’Assise di Brescia arriverà il prossimo 7 dicembre.

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