Omicidio fuori dal bar a Calcinatello: «Pericoloso ma può stare a processo»
L’uomo che ha commesso un omicidio perché disse di sentire le voci, e che dopo essere stato arrestato chiese di incontrare un esorcista, è stato ritenuto socialmente pericoloso. E c’è di più: al momento del delitto «era per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente la capacità di intendere e volere».
Lo hanno stabilito gli psichiatri che hanno analizzato Petrit Gega, il 52enne di origini albanesi, responsabile dell’accoltellamento mortale ai danni di Alfons Kola, il 33enne ucciso a fuori da un bar a Calcinatello a maggio scorso. Muratore di professione, in Italia da tempo, l’uomo venne arrestato a casa sua dove era scappato lasciando l’arma del delitto sull’asfalto fuori dal locale. I carabinieri lo trovarono con gli abiti ancora sporchi del sangue della vittima.
I periti che lo hanno vistato, pur sottolineando la pericolosità sociale dell'uomo - attualmente in carcere - hanno allo stesso tempo stabilito che il 52enne è «in grado di stare coscientemente a giudizio». Può quindi affrontare un processo. Al termine dell’incidente probatorio il giudice per le indagini preliminari ha deciso di trasmettere gli atti in Procura al sostituto procuratore Francesco Carlo Milanesi, titolare dell’inchiesta che, alla luce delle valutazioni del perito dovrà valutare i prossimi passi.
Petrit Gega, stando a quanto ricostruito dai carabinieri, si era presentato al bar con il coltello da cucina poi utilizzato per uccidere il connazionale. Perché fosse armato non è chiaro, ma chi è stato ascoltato tra gli avventori del locale, ha spiegato che lo straniero fin da subito si sarebbe messo alla ricerca del 33enne Alfons Kola, che ha provato a reagire e a difendersi, ma che non è riuscito ad evitare le coltellate che lo hanno raggiunto all’addome. Tagli profondi, fendenti vibrati con violenza, in strada, alla luce del sole e senza preoccuparsi della presenza di altre persone. Quelle stesse che hanno poi indicato ai carabinieri chi fosse stato l’autore dell’omicidio, scappato a piedi tra le vie di Calcinato dopo aver lasciato a terra l’arma del delitto. La vittima era arrivato in ospedale in condizioni disperate e non è sopravvissuto.
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