Omicidio di Viktorjia Vovkotrub, ergastolo per l'ex Berisa Kadrus
Ergastolo. La Corte d'assise d'appello riformula in peggio la condanna a vent'anni inflitta in primo grado a Berisa Kadrus, il 62enne di origini kosovare accusato dell'omicidio di Viktorjia Vovkotrub e di aver seppellito il suo corpo all'interno del campo da bocce della bocciofila dismessa del quartiere Primo Maggio, il 6 novembre di tre anni fa.
I giudici di secondo grado hanno accolto la ricostruzione del sostituto procuratore generale: l'omicidio della 42enne badante di origini ucraine, ex compagna dell'imputato, a loro avviso è aggravato dallo stalking, ritenuto dai giudici di primo grado reato a sé stante, e dai futili motivi. L'aggravamento delle accuse si è tradotto per nell'impossibilità per l'uomo di accedere al rito abbreviato - facoltà non ammessa in caso di delitti puniti con la pena dell'ergastolo - e quindi anche di beneficiare del terzo di sconto previsto dal rito.
Secondo i difensori di Kadrus l'uomo agì per difendersi dalla provocazione della sua vittima e lo fece in uno stato di semi infermità mentale. I difensori del 62enne, gli avvocati Denise Pedrali e Luciano Garatti, hanno sostenuto che Viktorjia, oltre ad aver accettato l'invito a cena - segno a loro avviso dell'insussistenza di atti persecutori a suo danno - quella sera lo aggredì con un coltello; ma anche che l'alcolismo abituale del 62enne aveva alimentato il suo «gene guerriero» e l'aveva trascinato nell'incapacità di gestire la sua aggressività. Una ricostruzione che i giudici di appello non hanno accolto.
Le probabilità che Berisa riesca ad evitare il carcere a vita ora si fanno più esigue.
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