Omicidio Borin, processo in bilico sull’ora della morte
Potrebbe essere stata uccisa tanto alle 2 e mezza del sabato pomeriggio, quanto alle 9 della domenica mattina dopo. E in ogni istante compreso tra questo ampio lasso di tempo. Potrebbe essere stata prima soffocata, poi strozzata, anche dalla stessa persona. Di sicuro quando è morta stava digerendo, tra le altre cose anche una dose di Lorazepam. Queste le conclusioni cui è pervenuto il dottor Paolo Fais, medico legale cui il giudice Andrea Gaboardi ha affidato una perizia sull’ora e sulle cause della morte di Diva Borin, l’86enne trovata senza vita attorno a mezzogiorno del 2 marzo di tre anni fa nella sua abitazione di Urago Mella, morte per la quale Salvatore Spina, suo badante, è accusato di omicidio volontario.
L'ora del decesso
La conclusione del perito rimette in discussione l’aspetto più dibattuto del fascicolo: l’ora del decesso. Secondo i consulenti sentiti sino ad ora, infatti, non era possibile fissare la morte dell’anziana in un orario antecedente le 22 di quel sabato. Non era di fatto possibile piazzare Spina nel suo appartamento negli istanti del delitto, considerato che il cellulare dell’imputato alle 20.30 di quella stessa sera agganciava una cella tra Roncadelle e Travagliato, quindi lontano dalla casa della vittima.
Sebbene il perito abbia avvertito del rischio di incorrere in errore nella valutazione dei dati tanatologici, anche per la probabilità che il corpo dell’anziana sia stato mosso, la nuova cronologia dell’omicidio sembra complicare le prospettive difensive di Spina e rinvigorire l’ipotesi sostenuta dal sostituto procuratore Antonio Bassolino. Per l’avvocato Giacomo Nodari, difensore del 41enne imputato, la perizia offre uno spunto decisivo.
Il Lorazepam
La chiave è nel Lorazepam. La circostanza che l’ansiolitico sia stato trovato nell’organismo, ma non ancora del tutto metabolizzato per il legale significa altro: ovvero che Diva Borin l’avesse assunto da poco quando è stata assalita e uccisa. Da poco e in orario incompatibile con la presenza del badante. Attraverso investigazioni difensive l’avvocato Nodari ha raccolto la testimonianza di un donna che ha prestato assistenza all’anziana e ne avrebbe conosciute le abitudini.
Stando alla testimone del difensore Diva Borin prendeva «mezza pasticca di Lorazepam» prima di coricarsi «perché temeva che se ne avesse presa una intera non si sarebbe più risvegliata» e comunque non si coricava prima delle 22,30, 23. Proprio nell’orario presunto di morte, così come fissato dalle precedenti consulenze, proprio quando Spina non era più da ore in compagnia della donna. Acquisita la perizia il processo entrerà nella fase finale il 9 settembre, con la discussione di accusa e difesa e la sentenza. Un verdetto, quello cui è chiamato il giudice, tutt’altro che scontato.
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