Omicidio Borin, «il dna sul foulard non è del badante»

Lo ha detto, nel corso del processo abbreviato, il difensore di Salvatore Spina, accusato di aver ucciso l'anziana a Urago Mella
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il dna sul foulard con il quale è stata strangolata Diva Borin non è di Salvatore Spina. A dirlo - nel corso del processo abbreviato che si sta celebrando per l’omicidio volontario dell’anziana di Urago Mella trovata senza vita sul suo divano la mattina del 2 marzo di due anni fa - è l’avvocato del 40enne badante salernitano accusato del delitto.

L’avvocato Giacomo Nodari ha preso spunto dalle consulenze prodotte dalla genetista e dal medico legale a cui si è affidato per chiedere l'assoluzione del suo assistito e criticato apertamente la ricostruzione dei tempi del delitto. La difesa ha ricordato che l'anziana non può essere essere morta prima delle 22 e che Spina, alle 20.31 di quella stessa sera, era sicuramente altrove. L'ipotesi di una lunga e lenta agonia per la difesa non regge: la morte per asfissia avviene al massimo in sei minuti, ha evidenziato l'avvocato Nodari.

Dopo l'intervento della difesa il processo è stato aggiornato al 17 gennaio del prossimo anno per le repliche e la sentenza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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