Oltre 400 immobili all’asta in gennaio, Brescia quarta in Italia

Dai garage ai complessi industriali, fino ai centri ricreativi ma soprattutto si tratta di appartamenti
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Solo a gennaio 2017 i lotti banditi all’asta nella nostra provincia sono stati 430: 233 in quella dello scorso 18 gennaio e 197 in quella del 20.

Scorrendo l’elenco pubblicato sul sito dell’Anpe, l’Associazione notarile per le procedure esecutive di via Ugo La Malfa, si trova un po’ di tutto: dall’appartamentino al garage fino alle unità immobiliari con terreni, al complesso industriale o al circolo ricreativo. Nella stragrande maggioranza dei casi (circa l’80%) i lotti riguardano però appartamenti, tra i quali fanno capolino realtà immobiliari più complesse: nell’asta del 18 gennaio, per esempio, trova spazio quella del ristorante «I Sorrentino», con base d’asta (andata deserta) di 1,45 milione di euro, mentre in quella del 20 il complesso industriale di Caresanablot (Vc), area riconducibile al fallimento della bresciana Pama Prefabbricati srl di Rezzato. Qui la base d’asta è stata di 1,9 milione di euro, e anche in questo caso è andata deserta.

Del resto, su oltre 400 lotti banditi in questo primo mese del 2017, solo un centinaio hanno ricevuto un’offerta, un dato in linea con uno storico che parla di una percentuale del venduto che si aggira tra il 25 e il 30%. I numeri di queste prime quattro settimane - per quanto significativi - non possono però far pensare a un aumento.

Nel corso dell’intero 2016, infatti, nella nostra provincia sono stati banditi circa 6mila lotti, dei quali ne sono stati aggiudicati ben 1.789. Una testimonianza, per l’avvocato Marta Mistè, direttore dell’Anpe, del fatto che Brescia gioca «un ruolo strategico» nello scacchiere delle aste immobiliari nazionali, occupando il quarto posto dopo Roma, Bergamo e Milano. La media degli immobili messi all’asta mensilmente - secondo i dati del Centro Studi Sogeea - sarebbe infatti di circa 700 lotti (in agosto le aste non si fanno), un numero che sposa i dati di questo primo 2017 se si considera che ai 433 lotti banditi il 18 e 20 gennaio se ne aggiungeranno altri 90 nell’asta dell’8 febbraio e 135 in quella del 10 (tra cui, per curiosità, anche il sito produttivo della bresciana Vela spa di Bologna, che partito nel maggio 2016 da un prezzo base di 12 milioni è ora arrivato a 7,8, e la sede del centro commerciale Leonessa di Calvisano, per la quale la base d’asta è ora di 1,25 milioni di euro contro i 2,3 da cui era partito).

«In realtà, per capire quale è l’effettivo andamento delle procedure, bisogna guardare non alle vendite ma ai pignoramenti che ne sono la base», spiega Mistè che evidenzia come i pignoramenti abbiano avuto un grande picco quattro o cinque anni fa, per poi stabilizzarsi e mostrare nell’ultimo anno «un leggero decremento».

Il fatto che oggi le aste siano molto numerose, dunque, è più che altro la conseguenza dei molti pignoramenti accumulati negli anni scorsi, oltre che di un significativo abbassamento dei prezzi. Infatti, se un’asta va deserta, l’immobile viene poi rimesso all’asta a distanza di alcuni mesi a un prezzo ridotto della percentuale prevista dalla legge, vale a dire un -25%, che può arrivare a un -50% dopo il quarto esperimento di vendita. Va detto che un forte condizionamento, sulle vendite di case all’asta, è esercitato (oltre che dal prezzo) dal fatto che siano o meno abitate. Se, infatti, dentro c’è un affittuario che ha un contratto regolare, chi subentra è tenuto a conservarlo, mentre se ad abitare l’immobile è solo il debitore il decreto che firma il giudice equivale a una procedura di sfratto. Anche in questo caso, però, potrebbe esserci un diritto tutelato dalla legge, per cui è sempre opportuno leggere a fondo le perizie.

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