Ogni bresciano produce più di mezza tonnellata all’anno di rifiuti
È la provincia che - stabilmente - produce più rifiuti in Lombardia dopo la città metropolitana di Milano. E anche nel 2022 è stato così, col Bresciano che ha prodotto ben 640.409 tonnellate di immondizia. Dalla Valcamonica alla Bassa, ogni cittadino getta infatti nei cassonetti oltre 510 chili di spazzatura all’anno. Eppure soltanto 389 chili vengono differenziati. La media della raccolta differenziata si attesta così al 76,2%, piazzando la provincia al 23esimo posto in Italia.
Una posizione - come riportato dall’Ispra nel suo ultimo rapporto sui rifiuti urbani - di tutto rispetto nella graduatoria nazionale, anche se il Bresciano si posiziona dietro le province lombarde di Mantova, Monza e Brianza, Bergamo, Cremona, Varese e Lecco. Non solo, perché il dato - seppur positivo - rappresenta il minimo nell’ultimo quinquennio, in peggioramento rispetto al 2021 quando la raccolta differenziata si era fermata al 76,6%. E ciò nonostante le famiglie abbiano prodotto meno rifiuti rispetto all’anno precedente (erano oltre 663mila tonnellate nel 2021, sono scese di circa 23mila tonnellate l’anno seguente).
I numeri
Il record provinciale per Brescia e la sua provincia risale invece all’anno dei lockdown per l’emergenza coronavirus, il 2020, quando i cittadini hanno differenziato il 77,3% dei propri rifiuti. I dati offerti dall’Ispra consentono dunque di effettuare un’analisi ad ampio raggio, potendo scandagliare gli aspetti positivi e quelli meno incoraggianti, puntando a salire in graduatoria nel prossimo anno.L’unica provincia che per dimensioni, densità di popolazione e mole dei rifiuti prodotti si avvicina al Bresciano è ancora una volta la vicina Bergamasca. I vicini - a fronte di poco più di un milione 100mila abitanti e di 510mila tonnellate di immondizia conferita - hanno migliorato in un anno la percentuale della differenziata di oltre l’un per cento, arrivando a sfiorare l’80%. Il dato è facilmente spiegabile: nonostante anche i bergamaschi siano stati meno virtuosi rispetto al 2021 (sono stati separati poco più mille tonnellate in meno di rifiuti), nel 2022 hanno prodotto meno spazzatura per oltre 10mila tonnellate. Una tendenza simile che invece non ha pagato nel territorio confinante.
Le strategie
Dal conferimento al trattamento, passando per lo smaltimento, il lungo processo circolare dei rifiuti vede ancora protagonista il territorio: la città di Brescia spicca, infatti, per la quantità di rifiuti prodotti dagli impianti di incenerimento. Nel 2022 le tre linee del termoutilizzatore cittadino hanno trattato oltre 703mila tonnellate di rifiuti, il 23,8% delle quali corrisponde ai rifiuti prodotti dall’impianto. E ancora una volta la città della Loggia è la prima in Italia sia per rifiuti trattati nell’impianto sia per quelli bruciati (parliamo di oltre 167mila tonnellate, Torino che è seconda ne manda in fumo circa 20mila tonnellate in meno).
Il nodo tariffe
Il rapporto Ispra si concentra anche sulla diffusione dell’adozione della tariffazione puntuale, il sistema che permette di associare la singola utenza al rifiuto indifferenziato che produce e di misurarlo introducendo una tariffa in parte calcolata in base alla reale produzione di rifiuto conferito.
In questo caso il maggior numero di comuni virtuosi si concentra non solo tra le province di Trento, Bolzano, Treviso e Padova, ma anche di Brescia - affiancata in Lombardia dalle province di Mantova e Bergamo.
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