Oggi è la Giornata mondiale del Braille ma il bresciano Francesco Lana anticipò il francese

La lingua che da due secoli migliora la vita di ipovedenti e non vedenti è ispirata all'idea di un nostro celebre concittadino
L'alfabeto Braille deve la sua origine anche a Francesco Lana de Terzi - © www.giornaledibrescia.it
L'alfabeto Braille deve la sua origine anche a Francesco Lana de Terzi - © www.giornaledibrescia.it
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Sono passati dieci anni dal 4 gennaio 2013, data in cui per la prima volta si celebrò la Giornata mondiale dedicata all’intuizione che contribuì a migliorare la vita delle persone con problematiche visive, l'alfabeto Braille. Non tutti però sanno che Louis Braille, l'inventore francese del codice, deve sicuramente molto del suo successo al bresciano Francesco Lana de Terzi, che prima di lui ebbe un’idea simile.

Il codice Braille e il suo inventore

L’istituzione della Giornata mondiale è volta a sensibilizzare la società sull’importanza dell’invenzione del francese: il suo metodo di lettura e scrittura permette tutt’oggi a ipovedenti (con acuità visiva corretta tra 3/10 e 1/20) e non vedenti (con acuità visiva corretta inferiore a 1/20) di vivere a pieno i loro diritti umani.

Louis Braille, vissuto dal 1809 al 1852, era non vedente dall’età di tre anni, quando la sua vita cambiò a seguito di un incidente. L’intuizione gli venne a soli 16 anni quando, nel periodo di frequentazione dell'«Institution Nationale des Jeunes Aveugles», l’istituto parigino per giovani ciechi fondato da Valentin Hauy, pensò a un sistema per sopperire alle sue difficoltà nella scrittura e nella lettura di manuali necessari allo studio.

Da lì nacque l'alfabeto Braille, una rappresentazione di simboli alfabetici e numerici (universalmente riconosciuti) posta in rilievo e percepibile scorrendovi sopra con il polpastrello delle dita.

Il codice è composto da 6 punti disposti in uno rettangolo di grandezza paragonabile a quella di un dito della mano. La lettura e la scrittura richiedono però uno studio approfondito in quanto questi punti combinati portano ad avere 64 interpretazioni diverse.

Il sistema «made in Brescia» di Francesco Lana de Terzi

Francesco Lana de Terzi visto da Luca Ghidinelli
Francesco Lana de Terzi visto da Luca Ghidinelli

Ma come si diceva in precedenza c'è un precedente nel tentativo di stilare una lingua per i ciechi, un tentativo che parla bresciano.

Francesco Lana de Terzi era un gesuita, matematico, inventore e naturalista bresciano di nobili origini vissuto duecento anni prima del francese, nel diciassettesimo secolo. È considerato il fondatore della scienza aeronautica grazie all’invenzione della «Nave Volante», un progetto che si dimostrò poi irrealizzabile nel tempo ma che, per primo, applicò lo studio del Principio di Archimede alla navigazione aerea.

Il matematico però si dedicò per parecchio tempo anche al mondo della crittografia. In particolare, sfruttò le sue conoscenze per sviluppare un alfabeto tattile innovativo per i non vedenti che andasse ad abbandonare gli ingombranti e legnosi rilievi tridimensionali in uso in quegli anni.

Questo suo modello si basava sull’utilizzo di linee di fili, annodati tra loro, di diversa lunghezza e sporgenza. Mediante il tatto, la persona ipo o non vedente riusciva ad interpretare lettere e numeri in base alla lunghezza e alla disposzione degli stessi fili.

Braille prese perciò spunto dall’innovazione del lontano collega, andando però a sostituire il meno immediato sistema di linee con il più semplice e «a portata di dito» sistema di punti. E il successo venne di conseguenza.

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