Occhi lucidi e commozione ricordando Elena Casanova
In piazza Loggia ci sono i colleghi. Attoniti e commossi. L’amica di una vita nascosta tra la folla, distrutta, con gli occhi rossi. Sotto choc. E tanta gente che Elena, uccisa mercoledì, non la conosceva neppure, ma con la presenza ha voluto dire basta alla violenza sulle donne.
Il collettivo «Non una di meno» è tornato a manifestare, come fa tutte le volte che una donna viene uccisa da un uomo. «Il messaggio che vogliamo dare scendendo in piazza - ha sottolineato l’attivista Pamela Marelli - è che non esiste il gene guerriero, non esiste il raptus. Questo è un problema strutturale che parte dalla battuta, passa dallo stipendio più basso e dalla discriminazione e arriva alla persecuzione e alla violenza sulla donna che sceglie di ribellarsi o di mettere fine ad una relazione».
In piazza ha preso la parola anche una collega di Elena ferma nel chiedere alle donne di prendere coscienza dei loro diritti: «Era una donna tranquilla e riservata - ha detto a margine Laura Bianchi Frigerio -. Per noi una grande perdita come lavoratrice e come donna. Avevamo capito che c’erano dei problemi, ma non pensavamo fosse così grave la situazione». «Un assassino - è stato detto dagli attivisti - non nasce assassino, lo è poco alla volta. La violenza non nasce dal raptus, ma ogni giorno».
I manifestanti hanno quindi chiesto agli uomini un cambio di passo, una visione del maschile diversa che deve partire da loro.
Vicine come a sostenersi chi, fino a due anni fa, lavorava con Elena. Incredule, riescono solo a dire che forse quel «suo carattere tranquillo e riservato» e «la paura per l’incolumità della figlia» l’abbiano spinta a non denunciare.
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