Nuovi portalettere alle Poste per i pacchi di Amazon
Il calo della corrispondenza postale cartacea ha fatto aumentare negli ultimi anni per Poste Italiane l’importanza della lavorazione dei pacchi, determinante per l’occupazione. Andrebbe infatti in questa direzione l’aggiudicazione, da parte della spa a maggioranza pubblica, di una nuova commessa per lo smistamento e la consegna dei pacchi di Amazon, la multinazionale che oggi domina il mercato on-line di casa nostra nella consegna della merce porta a porta.
L’accordo è stato firmato lo scorso 4 agosto. Il lavoro che arriverà dall’appalto, al via nei prossimi giorni, sta portando rapidamente all’assunzione di 109 dipendenti a tempo determinato, 54 da impiegare tra gli uffici postali di Brescia e provincia, e 55 nel centro postale cittadino (ex Cmp) di via Dalmazia. I neoassunti avranno il compito di sostenere il lavoro dei portalettere di ruolo e di smistare i quasi 30mila pacchi che ogni giorno arrivano e ripartono da Brescia destinati a quasi tutte le regioni del Paese.
Sulle spalle di una buona parte dei 109 nuovi addetti pronti a prendere servizio graverà quindi la responsabilità di alleviare le difficoltà - in qualche caso ancora molto serie, come a Nave, Chiari, Gussago e in alcune zone del lago di Garda - dei portalettere appesantiti nel loro lavoro dall’introduzione della consegna della corrispondenza a «giorni alterni», novità avviata poco più di 10 mesi fa che li ha resi titolari di due zone di distribuzione invece che di una come in passato, raddoppiando le quantità di posta giornaliera da consegnare. Avendo una valenza così strategica la nuova commessa Amazon «merita - secondo i sindacati - un’attenzione speciale», e per i rappresentanti dei lavoratori in particolare «richiederebbe la stabilizzazione con contratti a tempo indeterminato degli addetti alle consegne».
«Dallo scorso giugno abbiamo perso l’esclusiva per il recapito degli atti giudiziari - ricorda il segretario di Slp Cisl, Celso Marsili - e in alcuni casi i disguidi seguiti all’introduzione del nuovo sistema hanno spinto qualche ente e qualche azienda a rivolgersi a imprese di recapito private. Questa tendenza va assolutamente invertita, e l’occasione buona per dimostrare che sappiamo essere affidabili arriva da commesse grandi e vistose come questa di Amazon. Un compito di questa delicatezza però non può essere assegnato all’infinito a ragazzi assunti per tre o sei mesi».
«La lavorazione di certi prodotti - prosegue - richiede il rispetto di tempi di consegna prestabiliti, impossibili da assecondare per chi non conosce bene la propria zona di recapito. L’utilizzo di precari è incompatibile con un servizio di alta qualità, perché al personale non è dato il tempo di conoscere strade e vie. Tempo di imparare, e il contratto scade. Serve che i Ctd vengano assunti definitivamente, unico modo per accrescere la professionalità delle squadre di lavoro e essere all’altezza delle richieste commerciali. Una spa come la nostra - continua Marsili - che negli ultimi 13 anni ha fatto profitti medi di 500 milioni l’anno, ha l’obbligo di investire anche sul personale, considerato che l’età media dei 136mila dipendenti di Poste è arrivata oggi a 54 anni, soglia raggiunta per lo stop al ricambio».
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