Nuovi pazienti Covid in Terapia intensiva al Civile

La tregua è durata tre settimane: in rianimazione 4 ricoveri, tutti intorno ai 40 anni, di provenienze diverse e senza legami tra loro
COVID: NUOVI MALATI IN TERAPIA INTENSIVA
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Quattro persone sono state ricoverate negli ultimi giorni nella Prima Terapia intensiva dell’Ospedale Civile. Non insieme, ma in tempi frazionati, hanno occupato i letti del reparto diretto da Gabriele Tomasoni. Tutte con il Covid-19 e con problemi respiratori gravi. Tutte con un’età intorno ai quarant’anni. Persone residenti nel Bresciano, tranne una, ma che non hanno alcun collegamento tra di loro. «Non si può dunque parlare di raggruppamenti» spiega Tomasoni.

È durata dunque solo tre settimane la condizione di reparto «Covid-free», dopo mesi in cui tutto il personale sanitario ha lottato insieme ai pazienti per salvare vite, per alleviare sofferenze, per mantenere un filo di comunicazione con l’altra faccia della sofferenza, quella rimasta a casa ad attendere una telefonata. Centinaia di persone con la Covid-19 sono state curate in quei letti a partire dalla fine dello scorso febbraio. 

Ed ora, si ricomincia? «Rimane in tutti noi l’alert di sottofondo, anche se negli ultimi due mesi la situazione si è decisamente normalizzata. I pazienti che abbiamo ricoverato in questi giorni sono ovviamente gravi, ma nulla a confronto con le situazioni cliniche che abbiamo affrontati nel periodo più critico della pandemia - spiega Tomasoni -. Ovvio che, anche per i numeri esigui, riusciamo a governare il problema e lo viviamo con maggior tranquillità, anche in forza dell’esperienza maturata con i malati Covid. Credo che sia sbagliato lanciare allarmismo, ma bisogna mantenere una grande cautela, soprattutto per quello che potrà accadere in futuro. Insomma, non terrorizziamo le persone, ma non abbassiamo nemmeno la guardia». 

In Terapia intensiva è forte la convinzione che torneranno molti pazienti Covid, anche se non in tempi immediati. «Siamo tutti certi che verso l’autunno ci sarà una recrudescenza importante del virus e le condizioni psicologiche di tutti noi sono di attesa perché sappiamo che il virus c’è» aggiunge. Quella di medici ed infermieri è un’attesa professionale.  Dal punto di vista umano le ferite ancora sanguinano. Il lutto per il dolore, la solitudine e l’impotenza deve ancora essere rielaborato e sconforta iniziare ad avere già da ora molti malati Covid.

«Credo, ed è motivo di debole conforto, che il tempo trascorso sia servito a ridurre la virulenza di Sars-Cov-2 - condlude Tomasoni -. È una mia convinzione, certo, ma che deriva dalla clinica e, dunque, dai malati che ho visto e che vedo ora. Le condizioni sono molto diverse. Certo, un paziente che viene ricoverato in terapia intensiva ha una sindrome importante, ma molto inferiore rispetto a quella di chi abbiamo curato nei mesi di marzo ed aprile».

Oltre alla Prima Rianimazione, nella quale sono rimasti posti letto destinati a pazienti Covid, in un altro reparto ci sono una quindicina di persone risultate positive al tampone ricoverate per altre patologie ed alcune di una certa gravità si trovano alle Malattie infettive, luogo deputato per curare anche le infezioni virali come quella causata dal coronavirus.

 

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