Nuove accuse, domani l'interrogatorio del foreign fighter bresciano dell'Isis

Samir Bougana, residente a Gavardo, si collegherà dal carcere di Sassari per rispondere alle domande della pm di Brescia
Samir Bougana, il foreign fighter nato a Gavardo - © www.giornaledibrescia.it
Samir Bougana, il foreign fighter nato a Gavardo - © www.giornaledibrescia.it
AA

Risulta ancora residente in provincia di Brescia, anche se dall'Italia è stato lontano per anni e ora è detenuto nel carcere di Sassari. Per Samir Bougana - 28enne foreign fighter di origini marocchine, nato a Gavardo in Valsabbia e padre di tre figli - spuntano nuove accuse, che si sommano alla condanna a quattro anni per terrorismo che sta scontando. Ieri è stato infatti raggiunto da ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm di Brescia Erica Battaglia, che gli contesta torture e sevizie nei confronti di almeno due persone, tra cui un adolescente, che si erano rifiutate di combattere per l'Isis e che attualmente risultano rifugiate in Germania.

Bougana sarà interrogato domattina, in videoconferenza.

Il caso

La conferenza stampa in Procura a Brescia in cui fu annunciato l'arresto - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
La conferenza stampa in Procura a Brescia in cui fu annunciato l'arresto - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it

Bougana è in carcere in Italia da quando nell'estate del 2019 la Digos della questura di Brescia - con la Direzione centrale della polizia di prevenzione e dopo una complessa operazione condotta in stretto raccordo con l'Aise, l'Fbi e le autorità siriane - lo prelevò in Siria a Kobane, dove era stato catturato dalle Unità di protezione popolare curde. Bougana aveva avviato un percorso di pentimento rispetto alla scelta di andare a combattere per l'Isis in Siria dove si era trasferito nel 2015 unendosi alla brigata legata ad Al Qaeda «Junud al Sham» (Soldati del Levante) composta da foreign fighter occidentali e assumendo il nome di battaglia di Abu Abdullah Al Muhajir e Abu Hureyre Al Muhajir.

Primo pentito in Italia

Il percorso di radicalizzazione verso l'estremismo islamico lo aveva iniziato in Germania nel 2010, Paese in cui si era trasferito dall'Italia dove, oltre che in provincia di Brescia, ha vissuto anche dieci anni a Piadena, nel Cremonese, e a Canneto sull'Oglio, nel Mantovano. «Si era radicalizzato in Germania e attraverso internet si era poi addestrato militarmente nella Siria del nord in una sorta di comunità dei foreign fighters», secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.

È stato il primo foreign fighter italiano pentito. Agli inquirenti italiani ha svelato le tecniche d'addestramento e i percorsi per raggiungere la Siria. Ora la Procura lo accusa di «sequestro di persona e lesioni personali, aggravati dall'avere adoperato sevizie e agito con crudeltà nonché dalla finalità di terrorismo e dell'odio razziale» per il periodo vissuto in Germania.

Una schermata della presentazione dell'operazione Parthica - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Una schermata della presentazione dell'operazione Parthica - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it

Decisiva la testimonianza, raccolta a Dusseldorf dal pm titolare delle indagini di una delle presunte vittime delle torture inflitte dal foreign fighter italo-marocchino: nel mostrare le cicatrici delle sevizie subite, il testimone ha infatti raccontato anche di torture perpetrate con scariche elettriche nei confronti di «detenuti» curdi appartenenti alla minoranza Yazidica al fine di costringerli alla conversione all'Islam.

L'intervista a Porta a Porta

Bougana nel 2019, prima di essere riportato in Italia, rilasciò un'intervista a Porta a Porta nella quale confessò di aver aderito allo Stato islamico quando aveva 19 anni. «Dopo aver frequentato moschee in Germania dove mi dicevano che dovevo uccidere gli infedeli perché loro andavano all'Inferno e io in Paradiso. Un maestro russo - aggiunse Bougana davanti alle telecamere - mi ha insegnato ad usare le armi. Perché i più freddi e i più cattivi sono i russi». Sul percorso di radicalizzazione Samir Bougana aggiunse: «Ho iniziato a pensare che dovevamo aiutare questa povera gente in Siria, era un dovere di buon musulmano».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato