Notte delle edicole, l'appello: «Vogliamo vivere del nostro lavoro»

Nel Bresciano oggi se ne contano in totale circa 620, una decina di anni fa erano 250 in più
  • Uno scatto dell'anno scorso in piazza Mercato - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
    L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
  • L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
    L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
  • L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
    L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
  • L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
    L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
  • L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
    L'edicola di piazza Mercato è una delle 4 che hanno aderito
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Quattro edicole del Bresciano (nella foto quella di piazza Mercato in città, le altre a Sirmione, Cologne e Mazzano), ieri sono rimaste aperte fino alle 21. Un modo per accendere una luce su un settore in difficoltà: «Vogliamo vivere del nostro lavoro. Ma questo deve essere redditizio». Un preludio della manifestazione nazionale prevista a Roma il 21 novembre.

Hanno aderito alla «Notte delle edicole», promossa dal Sindacato nazionale giornalai d’Italia (Sinagi) per incontrare autorità politiche e religiose, organi di stampa e cittadini, l’edicola di Antonella Bracciaroli che si trova a Brescia in piazza Mercato, quella di Dario Pasquali di Cologne, via Marconi 14, quella di Savina Pigoli, che si trova davanti alla chiesa parrocchiale di Molinetto di Mazzano e quella di Ornella Bottacini, attiva in via San Martino della battaglia a Sirmione.

A Molinetto di Mazzano

(a cura di Nadia Lonati)

  • La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano
    La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano
  • La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano
    La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano
  • La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano
    La Notte delle edicole a Molinetto di Mazzano

I rappresentanti delle istituzioni, quelli delle forze dell’ordine e tantissimi concittadini. Sono stati in molti, ieri, a Mazzano, ad esprimere la propria vicinanza a Savina Pigoli e alla sua edicola, in largo Artegna a Molinetto. «Questa partecipazione fa piacere. Sono qui da 35 anni - racconta lei - con il tempo la situazione è mutata parecchio e si è fatta complessa, con il cassetto sempre più vuoto. Siamo stati definiti servizio essenziale anche durante l’emergenza Covid, eppure, da 14 anni, il contratto nazionale di categoria è scaduto e nulla si muove». «Era giusto esserci - motiva la partecipazione alla serata qualche cittadino - Savina non è una semplice edicolante, è ormai un’istituzione, riconosciuta da grandi e piccoli, tanto che qualcuno di questi ultimi chiama questo luogo non edicola, ma savineria».

Le chiusure

Le edicole, per le comunità in cui si trovano, non hanno solo una funzione commerciale: «Sono lanterne delle città, favoriscono l’aggregazione tra le persone, sono un punto di riferimento per le informazioni, dissuadono i malintenzionati dal mettere in atto comportamenti illegali - osserva -, sono un presidio di democrazia, aiutano l’editoria di carta, quella professionale e garantita, a emergere». Nel Bresciano oggi se ne contano circa 620una decina di anni fa erano 250 in più. Ogni saracinesca che si abbassa rappresenta una ferita nel tessuto sociale di riferimento: «Purtroppo, anche nella nostra provincia, ci sono paesi e intere zone in cui le edicole hanno chiuso».

L’appello

Affinché chi resiste possa continuare a farlo il sindacato Sinagi fa appello alla Federazione degli editori perché «ci rinnovi il contratto scaduto 14 anni fa ed estenda le scontistiche». Si rivolge, poi, ai Comuni «che hanno firmato tanti anni fa un protocollo con l’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, promettendo di dare una mano alle edicole. Mantengano fede all’impegno e ci lascino essere il front office dei Municipi. Vogliamo lavorare per i Comuni, siamo le realtà perfette per fornire servizi ai cittadini».

Infine un messaggio è diretto allo Stato affinché «renda permanenti i contributi che ci ha concesso. Siamo stati considerati un servizio essenziale e ora stiamo scomparendo».

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