Non è la fine del mondo: gli antimaya bresciani
Apre il portone con gli occhi stropicciati. Lo chiude alle sue spalle incrociando chi rimanda il più possibile l'appuntamento con il letto. Scende piano lungo il ciottolato che da casa lo porta attraverso la notte. Pochi passi ed è nel laboratorio in cui lavora farina, lievito, acqua, sale. Maurizio, fornaio da una vita in piazza Tito Speri, in centro città, è stato tra i primi a svegliarsi in questa mattina da fine del mondo. Con tutto il rispetto per i Maya, all'una e mezza è ora di lavorare. Dunque, al lavoro.
Come ogni giorno, ma un po' diverso. Perché il pane non è mai uguale. Perché il 21/12/2012, mentre c'è chi aspetta tra paura e curiosità che tutto finisca, ci sono molti che attendono un nuovo inizio. Al netto di tutte le credenze, o con un po' di suggestione.
Alle 8 Francesca inizia il turno in Poliambulanza. Accompagna chi lascia strepitando una casa conosciuta per nove mesi e si ritrova in un mondo troppo grande per essere abbracciato tutto in una volta. Meglio lasciarsi abbracciare, dalla mamma, e farsi curare da chi, come Francesca, fa l'ostetrica.
«Per noi ogni giorno è la fine di un mondo e l'inizio di un altro - racconta -. Assistiamo ad un passaggio carico di novità e di emozioni all'ennesima potenza. Di fronte ad ogni nascita impariamo molto professionalmente, ma soprattutto umanamente, tanto che dobbiamo stare attente a non farci travolgere dall'emotività».
Francesca, 30 anni e una figlia di 18 mesi, sa che un figlio è un'esperienza che sconvolge. Lo vede ogni istante, condividendo «ciò che in situazioni normali le persone che ci troviamo di fronte probabilmente non darebbero mai». Anche oggi sarà di fronte a quel fiume che le scorre davanti, di cui restano dettagli da mettere in valigia per la mattina dopo. «Un'espressione, un gesto, tutto accade velocemente», aggiunge. Vedere un bambino catapultato sotto questo cielo: quest'anno, a lei e ai suoi colleghi, è capitato 2.500 volte.
Intanto c'è chi ha già fatto un pezzetto di strada e si ritrova oggi pomeriggio a discutere la tesi della laurea triennale. Marketing. Valeria, 23 anni, chiude la fase bresciana degli studi all'Università Cattolica per concentrarsi su quella milanese. Stesso ateneo, nuova città, nuova vita da sola.
«Mi hanno fatto un sacco di battute sulla data della mia laurea - esordisce Valeria -. Ma in fondo ho pensato che se proprio dovesse finire il mondo sarebbe un buon momento: circondata dai miei familiari e dagli amici, vestita bene e ben truccata. Spero almeno che la fine arrivi dopo la proclamazione». Non le manca lo stile, come la voglia di voltare pagina. «Sono fiera di me stessa, adesso voglio iniziare il biennio, cambiare aria e affrontare una vita per conto mio. Dopo l'Erasmus in Inghilterra ne ho sentito sempre più il bisogno».
Alle 17, mentre Valeria festeggia, Elda inaugura il nuovo centro benessere YoUnique che ha aperto assieme alla socia Sara. Da Concesio sono passate a Casazza, in via Stretta, con un negozio più grande e attrezzato. «Abbiamo scelto apposta il 21 - ammette -. È importante lanciarsi e bisogna farlo completamente». Anche approfittando di un giorno simbolico. «Sono stata a Tikal, in Guatemala, a visitare le rovine dei Maya - prosegue -. Le guide spiegavano che l'interpretazione corretta della profezia riguarda un cambiamento importante». Come se lo aspetta? «Un cambio di ritmo, una presa di coscienza, magari una vita vissuta con meno stress».
E con un brindisi, che attende anche Paolo e Federica, di Bedizzole. Stasera festeggiano il matrimonio. Fino a tardi, magari fino all'ora in cui Maurizio si sveglia di nuovo per tornare ad infornare. Per il sabato serve più pane. Il primo giorno dopo la fine del mondo, la sveglia va puntata un po' prima. Ha visto le previsioni, dicono che smette di piovere.
Emanuele Galesi
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