Non ci lasceremo mai e poi mai
Questo è il racconto sentimentale di un tatuaggio che sembra uno scarabocchio, ma se lo guardi attentamente puoi vedere la sagoma di un uomo che bacia una donna sulla fronte. È solo un frame della storia di Michele, il fidanzato bello come il sole di Zoe, una ragazza cicciottella dai capelli troppi ricci che si sentiva «bruttarella». Si era innamorato perché lei gli sorrideva sempre e si dispiaceva nel vederla piangere per i conflitti adolescenziali con i genitori, dai quali si sentiva più fraintesa che compresa.Le voleva bene e la sosteneva poiché avendo lei vissuto parecchio all’estero faticava un po’ con l’italiano. Nel frattempo divorava gli esami e la spronava dicendo: «Devi studiare, devi renderti indipendente!».
Michele aveva finito brillantemente tutti gli esami del primo anno di Medicina ma non è andato oltre. L’ha fermato un melanoma a soli 21 anni. Zoe invece ne aveva diciannove quando ha dovuto affrontare la morte, atrofizzata dentro una sofferenza troppo grande che riusciva a sopportare solo nella solitudine. È stato allora che per consolarla i suoi genitori le hanno regalato una cagnolina che è diventata il suo paracadute. Per calmare la rabbia dolorosa che la tormentava si è iscritta a un corso di Kick Boxing, i pugni non le hanno dato sollievo ma lo sport l’ha fatta dimagrire. Un parrucchiere le ha stirato i capelli ed è diventata molto carina.
Si è caricata di autostima quando dopo un esame il suo professore le ha proposto di fare il tutor in università. Nell’impegno ha trovato la forza di convivere con la sua tristezza, seppure in un sogno ricorrente sale nuda una scala che la porta in cima a un vulcano.
Si è fatta aiutare. Una psicologa per un lungo periodo è stata il suo pane e la sua acqua, le ha insegnato a usare le parole e a elaborare il lutto. Dal boxing invece ha imparato come controllarsi.
Il dolore l’ha resa più matura. Se prima la felicità e la rabbia si alternavano, adesso prova emozioni intermedie, non teme di fallire o di mostrarsi com’è veramente. La perdita di Michele è simile al segno lasciato sul vetro da un oggetto appuntito. Per lei superare non significa dimenticare. Ogni tanto lo sguardo cade sulle ultime parole che le ha scritto su un foglietto, tatuate sul suo polso sinistro: «Sarò con te».
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