Niente più post su Facebook: il passo del GdB apre il dibattito
La scelta del GdB di non «postare» più i propri articoli sulla pagina Facebook ha fatto rumore. Anzi, ha fatto addirittura notizia visto che la decisione ufficializzata dal direttore Nunzia Vallini nel suo editoriale di ieri (proposto, questo sì, anche sulla pagina Facebook, per chiarezza nei confronti degli oltre 226mila lettori che sul social ci hanno seguito per 10 anni) è stata ripresa da quotidiani, emittenti e agenzie di stampa nazionali.
Evidentemente il problema sollevato - l’inaccettabilità di un sottofondo di aggressività, insulti, commenti inappropriati che accompagnava i post legati ai temi anche più neutri e inattacabili - è questione che riguarda l’intera platea di chi si occupa di informazione. Al punto da essere molto sentita anche dalla grande maggioranza dei fruitori di notizie: i cittadini.
Mai quanto per un giornale le parole hanno valore. Così quelle dei suoi lettori. Sfogliando le centinaia di commenti - tutti, ci piace evidenziarlo, correttissimi nei toni, anche nel dissenso - che sui social hanno scandito la giornata, gli aggettivi più ricorrenti, riferiti alla scelta sono «coraggiosa, difficile, condivisibile, sofferta, necessaria».
Unanime la condanna degli hater, aperto il dibattito (e non ci aspettavamo fosse diversamente) sull’opportunità o meno di lasciare il social: «La vera sfida del giorno d’oggi è combattere il populismo, la disinformazione e le fake news con tutti i mezzi» sintetizza Nicola Bellitti.
«Scelta dolorosa ma giusta, vista l’esasperazione dei commenti e di chi con profili falsi cerca di deviare il "sentiment" collettivo» è la posizione di Giancarlo Patti, in cui si rispecchia la posizione di molti altri. Diffuso anche il rammarico: «É un peccato, perché le notizie sono interessanti. Per colpa di pochi ci rimettono tutti» il pensiero espresso da numerosi lettori, capaci di spingersi anche a invocare un rapido ritorno a Facebook, pur riconoscendo la necessità di tutelare anzitutto la dignità e i valori di cui il quotidiano è espressione.
E a proposito di valori, anche la politica non è rimasta indifferente all’annuncio: «La scelta del GdB - secondo Marina Berlinghieri, deputata Pd - per qualcuno potrà apparire antistorica, personalmente la considero una scelta assolutamente necessaria e coraggiosa. Facebook si è trasformato da tempo in uno strumento di odio e disinformazione. Il Giornale di Brescia mette un punto, e lo fa stimolando con coraggio un dibattito» nel quale, per Berlinghieri, la politica deve essere protagonista, tanto più che spesso lo si è resa anche del ricorso a toni e modalità di confronto inadeguati. A chi teme di perdere un abituale punto di contatto con le notizie del GdB in formato digitale, vanno le nostre rassicurazioni: all’indirizzo www.giornaledibrescia.it le troverà tutte, sempre aggiornate e senza commenti inopportuni. Così come troverà aperti tutti i canali digitali per seguirle e condividerle: da Twitter a Instagram e LinkedIn.
Una cosa è certa: il passo compiuto ha posto il tema e aperto il dibattito. Un primo risultato è già stato conseguito. Anzi due: ieri gli hater e i leoni da tastiera sono rimasti in silenzio. Autoesclusi da un confronto improntato alla civiltà e alla correttezza. Terra a loro straniera.
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