Nicola, designer bresciano alla Nasa

Ventisette anni, diplomato al Copernico e laureato a Milano, fa parte di un team californiano.
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Un piccolo (grande) passo per un giovane designer bresciano diventa un ulteriore balzo in avanti per l'umanità, si può dire parafrasando le parole che Neil Armstrong pronunciò quando calpestò la superficie lunare. Il ventisettenne Nicola Mondini, cresciuto a Brescia, è infatti parte di un progetto Nasa, il cui scopo principale è l'installazione di un radiotelescopio sulla «faccia lontana» della Luna, cioè quella che attualmente blocca le onde radio che partono dal pianeta Terra. Una volta installato il radiotelescopio lunare, però, sarà più facile scandagliare l'universo alla ricerca delle sue origini. «È un'avventura incredibile - confida Nicola -. Una vera sfida per un designer, perché lavorare in un ambito delicato come quello spaziale comporta numerose limitazioni tecniche».

Dopo il diploma scientifico al Copernico, Nicola si trasferisce a Milano per studiare design industriale al Politecnico, spinto dall'innata passione per le automobili. Una volta laureatosi, sempre a Milano frequenta un master proprio in car design. Terminata anche questa esperienza, Nicola non si ferma e vola a San Francisco (attualmente risiede proprio in California) per approfondire gli studi di design all'Academy of Art University. Qui la svolta: è uno degli otto studenti scelti del team guidato dal professor Mark Bolick - direttore del corso di laurea in Industrial design - che partecipa al progetto spaziale al Nasa Ames Research Center del Moffett Field (California) fornendo una consulenza allo staff dell'Intelligent Robotics Group, guidato dalla scienziata Maria Bualat.

Gli astronauti, spiega la Bualat, durante le missioni sono terribilmente occupati, perciò fanno sempre più uso di «aiutanti robot», grazie ai quali è possibile effettuare operazioni che se direttamente compiute dalla mano dell'uomo richiederebbero un grande dispendio di tempo. Di qui la considerazione - solo apparentemente banale -: tanto più i robot sono semplici da maneggiare, tanto meglio per la Nasa ed i suoi astronauti. E proprio qui entra in campo il team dell'Academy of Art University. Gli otto studenti stanno infatti aiutando la Nasa sul fronte della cosiddetta «user interface», cioè dell'interfaccia tra uomo (astronauta) e macchina (robot); in sostanza a rendere i robot facilmente controllabili dalla nave spaziale.

Nello specifico, Nicola è responsabile dello storyboard del training manual, ovvero delle istruzioni operative che saranno in dotazione agli astronauti per consentire loro il miglior utilizzo dei robot. «Abbiamo appena presentato i primi risultati allo staff della Nasa, ed il riscontro è stato positivo», spiega Nicola. Il progetto coinvolgerà gli studenti anche nelle prossime 7 settimane, poi i risultati verranno messi a frutto in un test durante il quale gli astronauti dell'International Space Station comanderanno a distanza - dallo spazio - un robot che metterà a punto un radiotelescopio sulla superficie terrestre. Ciò in vista della vera e propria installazione lunare.

Andrea Pasinetti

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