Nick Ut e la «Napalm Girl» in Loggia: in quella foto un'invocazione di pace

La toccante testimonianza della bimba, ora donna, e del fotografo che la immortalò 50 anni fa in Vietnam mentre veniva arsa dal napalm e la salvò
  • Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
    Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
  • Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
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    Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
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    Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
  • Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
    Nick Ut e la «Napalm Girl» Kim Phuc, in Loggia 50 anni dopo lo scatto
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Quello scatto è tra i più celebri del Novecento. Risale all’8 giugno 1972, quando la macchina fotografica di Nick Ut colse un’immagine divenuta il simbolo dell’orrore di ogni guerra: «Napalm Girl», il ritratto di un gruppo di bambini vietnamiti in fuga dopo un bombardamento. Al centro una ragazzina di nove anni, Kim Phuc, nuda, terrorizzata e con la pelle bruciata dal calore del napalm.

Questo pomeriggio il fotografo e la bambina di allora, una donna sorridente e appassionata «che chiede a gran voce la pace», sono stati accolti a Palazzo Loggia, nel salone Vanvitelliano pieno di pubblico, in un incontro promosso dal Brescia Photo Festival e dal Festival della Pace. Nick e Kim sono tornati a raccontare quei momenti; ma il racconto è andato oltre la tragedia di allora, fino alla vita che oggi Kim conduce in Canada e all’aiuto che, con la sua Kim Foundation, cerca di fornire a bambini e donne di molti Paesi.

«Erano le otto del mattino – ha raccontato Nick Ut, che grazie a quella foto vinse nel 1973 il Premio Pulitzer e che assicura «non dimenticherò mai il momento di quello scatto» – e mi trovavo vicino a questo piccolo villaggio colpito dalle bombe. Mentre mi avvicinavo alla pagoda dove Kim abitava, due aerei lanciarono bombe al napalm proprio sopra di essa. Vidi bambini che scappavano, altri senza vita, la nonna di Kim con un bimbo tra le braccia gridava “aiutatemi!”. Quel bambino è morto mentre lo fotografavo».

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Quindi il racconto a due voci è proseguito, ripercorrendo gli istanti che seguirono lo scatto tra la corsa verso Saigon dove quella bimba in condizioni disperate fu salvata contro ogni aspettativa (e dopo 17 interventi chirurgici), proprio grazie allo slancio con cui il fotografo, deposta la macchina fotografica, balzò in auto e condusse lei e altri bimbi in ospedale. E fino ai giorni nostri, in cui l'invocazione di pace che quell'immagine terribile e straordinaria porta implicitamente con sé è tornata purtroppo di eccezionale attualità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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