Nelle Rsa bresciane 545 positivi in una settimana di tamponi
Rsa: è di oltre 500 il numero degli operatori positivi al coronavirus sugli oltre 2mila cui è stato effettuato il tampone a partire dallo scorso lunedì. Pari, dunque, ad oltre il 25% della «popolazione» delle Residenze sanitarie assistenziali e delle Residenze per disabili.
I primi sui quali il personale di Ats sta effettuanto il test diagnostico sono gli operatori cui seguiranno gli ospiti delle strutture. Non sarà un percorso rapido perché il laboratorio dell’Istituto zooprofilattico, in cui si eseguono le analisi, ne può garantire un certo numero al giorno. In una settimana, come si è visto, sono stati oltre 2mila. Non sarà rapido perché nel Bresciano, tra Rsa e Rsd, gli ospiti sono circa 7000 e altrettanti gli operatori.
I risultati dei tamponi vengono comunicati direttamente alle Rsa che hanno chiesto il tampone. Ats, da parte sua, informerà sull’eventuale positività degli operatori che lavorano nelle Residenze per anziani e disabili, i sindaci dei loro luoghi di residenza (il dato è incluso nell’elenco dei cittadini positivi). Sindaci che verranno informati anche degli anziani positivi. Questo, tuttavia, più per la ricerca dei contatti stretti - anche se i parenti degli anziani non possono più visitare i loro congiunti nelle Rsa da settimane - che per rigore informativo, perché molti anziani sono residenti nelle strutture di cui sono ospiti.
I tamponi nelle Rsa sono stati introdotti dal ministero della Salute con una circolare dello scorso 3 aprile con l’obiettivo di conoscere dati più attendibili sulla reale estensione del contagio che, in base ad alcune proiezioni, sarebbe superiore di dieci volte rispetto alle statistiche ufficiali. Nelle Rsa, in particolare, la mortalità è mediamente del 20% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nella circolare si legge che «il test diagnostico con il tampone, va riservato prioritariamente ai casi clinici sintomatici/paucisintomatici e ai contatti a rischio familiari e/o residenziali sintomatici, focalizzando l’identificazione dei contatti a rischio nelle 48 ore precedenti all’inizio della sintomatologia del caso positivo o clinicamente sospetto».
Ancora: «L’esecuzione dei test va assicurata agli operatori sanitari e assimilati a maggior rischio, sulla base di una definizione operata dalle aziende sanitarie, tenute ad effettuarla quali datori di lavoro». La rapidità di esecuzione dei tamponi, che vengono richiesti dalle Rsa, dipende da una serie di variabili. Che vanno dalla capacità dei laboratori di analizzarne un alto numero, alla disponibilità di reagenti che, con l’aumentare delle richieste, iniziano a scarseggiare su tutto il territorio nazionale. Se il ritmo è quello attuale, non si terminerà prima del prossimo mese di maggio.
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