Nel Famedio l’omaggio a persone che hanno reso migliore la nostra città

Bestagno, Capra, Rebecchi e Terraroli morti nel 2012 e altri venti deceduti tra il 1946 e il 1959
GLI ILLUSTRI NEL FAMEDIO
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«Onorando Maurizio Bestagno, Renzo Capra, Aldo Rebecchi, e Adelio Terraroli oggi compiamo un gesto simbolico, che è quello di onorare la nostra storia». Il sindaco Emilio Del Bono, ieri alla celebrazione dei bresciani illustri commemorati al Famedio, il Pantheon interno al cimitero Vantiniano, ha sottolineato quanto quella breve cerimonia sia, in realtà, carica di molti significati. E ha citato, a supporto delle sue parole, un brano tratto dal «De oratore» di Cicerone: «La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità».

La nostra storia

Personalità che fanno parte della storia e che, in vita, hanno lavorato «per far emergere la parte migliore della nostra comunità». Sono lì, con i loro nomi scritti sulle pareti interne in quella sala dell’emiciclo in fondo al Monumentale eretto alla fine dell’Ottocento per celebrare le patrie glorie ma rimasto sostanzialmente vuoto fino al 2015. «Il Famedio non è dei forti e dei potenti, ma è memoria delle nostre virtù - ha detto il sindaco -. Ci sono donne e uomini che rappresentano l’intera comunità: quella più umile e quella più ricca, la più colta e la meno istruita. Tutte rendono visibile la forza della testimonianza, dell’impegno, del coraggio, della responsabilità individuale. Queste vite sono state luminose, luci accese per indicare la strada a noi e, in particolare, ai giovani che capiscono di più le biografie rispetto alle vuote parole retoriche».

Voci e musica

Ad introdurre, commentare e concludere le parole di Del Bono, ma anche di Massimo Tedeschi che ha letto le biografie dei quattro nuovi bresciani illustri deceduti nel 2021 e dei venti storici morti nel periodo 1946-1959, la voce e la musica da brivido della violoncellista e cantautrice Eleuteria Arena che nel finale ha regalato una struggente interpretazione dell’Hallelujah di Leonard Cohen e i testi di alcune poesie sulla vita e sulla morte letti da Laura Mantovi. Su tutte, citiamo «La morte non è niente» di Henry Scott Holland dedicata a chi ha nel cuore una persona che non c’è più.

Lutto e conforto

Molti cuori affollavano ieri la sala del Famedio. Alcuni ancora sanguinanti per lutti non ancora del tutto rielaborati, altri malinconici nell’ascoltare le parole di Pessoa, ovvero che «tutto è verità e passaggio». Alcuni commossi, come i nipotini di Aldo Rebecchi che, accompagnati dalla loro mamma, hanno scoperto la lapide commemorativa in cui è inciso anche il nome del nonno. Il sindaco: «Oggi ricordiamo persone che molti di noi hanno conosciuto, amato e stimato. Per me è particolarmente toccante il ricordo di alcuni di loro».

Ieri, il ricordo di Maurizio Bestagno, medico, fondatore del primo centro di Medicina nucleare d’Italia all’Ospedale Civile di Brescia. Di Renzo Capra, ingegnere, direttore e poi presidente dell’Azienda servizi municipalizzati, artefice di grandi progetti innovativi. Di Aldo Rebecchi, sindacalista, politico, vicepresidente della Provincia, consigliere comunale, Premio Brescianità nel 2019. Di Adelio Terraroli, politico, esponente del Pci, è stato consigliere comunale, deputato per tre legislature, consigliere regionale. Sul palco di piazza Loggia nel 1974 avrebbe dovuto parlare dopo Franco Castrezzati. Non parlò, perché venne preceduto dallo scoppio della bomba e della devastazione che ne è derivata. Il poeta bengalese Tagore affermò: «La morte non è una luce che si spegne. È mettere fuori la lampada perché è arrivata l’alba».

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