Nel Bresciano ci sono stati 270 morti sul lavoro in dieci anni
Duecentosettanta morti sul lavoro in 10 anni, solo nel Bresciano. La mera media numerica è di 27 morti all’anno, oltre due al mese. Il dato choc emerge dall’elaborazione dell’osservatorio Infortuni di Cgil di Brescia, sulla base dei dati acquisiti da fonte Inail. I due anni del Covid non sono andati meglio e, anzi, a fronte di una riduzione delle ore lavorative a causa del primo lockdown, poi delle misure restrittive e nel generale contesto dell’emergenza sanitaria, i numeri delle vittime sul posto di lavoro si sono mantenuti in linea - a confermare il costante aggravarsi del fenomeno sociale. Come spiega Antonella Albanese, responsabile dell’Osservatorio della Cgil di Brescia, «nel 2019 le vittime erano state 30, nel 2020 invece ne contiamo 40 di cui 26 per Covid con l’eccezionalità dell’anno da tenere in considerazione. E nel 2021 abbiamo registrato altri 40 decessi».
I settori più colpiti sono gli stessi degli ultimi anni: edilizia in primis. «Quest’ultimo - continua Albanese - è storicamente il settore in cui si verificano più incidenti sul lavoro. La corsa agli interventi legati ai bonus sembra aver aggravato la situazione, perché si punta sulla rapidità per guadagnare di più. I comparti industria e agricoltura seguono a ruota». Cadute dall’alto, schiacciamenti. Le dinamiche dei decessi sono le stesse ogni anno, sin dall’inizio del monitoraggio, quasi a seguire un filo. «C’è una sorta di prevedibilità in tutti questi casi», conclude Albanese.
I sindacati, da Nord a Sud, da decenni insistono sulla cultura della prevenzione, ma il numero di quelle che ingiustamente vengono definite «morti bianche» non accenna ad arrestarsi. E solo a cadenza regolare l’impatto mediatico di alcuni decessi mette sotto i riflettori un’emergenza, che però viene ben presto rimossa dalla memoria collettiva. «È un fenomeno critico da troppi anni in tutta Italia - spiega Paolo Reboni della Cisl di Brescia -. La prevenzione va fatta costantemente, ci sono lavoratori che si infortunano dopo 20 anni che fanno lo stesso mestiere. Non possiamo pensare di dimenticarci dei corsi di formazione o di aggiornamento».
Per Reboni, però, Brescia rappresenta anche un laboratorio inedito nel resto d’Italia sul fronte della formazione: «Nel nostro territorio da qualche anno le scuole stanno lavorando in un percorso triennale che coinvolge circa 30mila studenti su una preparazione alla sicurezza. I ragazzi fanno quindi ore di formazione affinché siano preparati quando cominciano l’alternanza scuola-lavoro. Questa è una bellissima esperienza, forse unica in Italia». Per il momento, però, è un’oasi nel deserto.
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