Nel Bresciano 15mila bambini positivi al Covid da inizio pandemia
Dall’inizio della pandemia nel Bresciano oltre quindicimila bambini in età compresa tra i cinque e gli undici anni sono risultati positivi al Sars-CoV-2, il virus che può causare la malattia Covid-19. Virus che, seppure in misura minore rispetto agli adulti, anche in età pediatrica può comportare rischi per la salute. Tant’è che sei bambini su mille contagiati finiscono in ospedale. Negli ultimi mesi sono stati 90 in tutta la provincia e dall’inizio della pandemia trecento sono stati ricoverati all’ospedale Civile.
«I positivi sono il 18%, ma i bambini di età compresa tra i cinque e gli undici anni nella nostra provincia sono il 7% della popolazione, quindi significa che il virus circola molto di più nei più piccoli rispetto agli adulti», ha infatti confermato Claudio Sileo, direttore generale dell’Agenzia di tutela della Salute di Brescia.
Sileo, nella tarda mattinata di ieri, ha illustrato in modo didascalico la situazione epidemiologica, dei ricoveri e delle vaccinazioni nella nostra provincia nell’ambito dell’incontro voluto e organizzato da Simona Tironi, vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale, avente per tema «Il modello Brescia e la prova del Covid. Risposte alla pandemia e prospettive di sistema».
Dall'inizio della pandemia
Al quinto piano del Pirellino in via Dalmazia, sede decentrata della Regione, direttori di ospedali pubblici e privati convenzionati, ma anche presidenti di Ordini professionali, medici di medicina generale, pediatri e ostetriche, hanno ripercorso i lunghi mesi della pandemia e dell’esperienza che hanno vissuto, unica per loro e per la popolazione generale. Lo hanno fatto cercando, innanzitutto, di trarre «conforto» dai dati di oggi.
Nessun tentativo di trarre facili «consolazioni». Anzi. In molti hanno sottolineato le difficoltà a reperire un numero sufficiente di professionisti - medici, infermieri, tecnici ed operatori sanitari nel loro insieme - proprio perché sono carenti sul mercato. Frutto di tagli del passato o di cattiva programmazione, certo, ma ora il conto da pagare è salato. Tant’è che per cercare di curare tutti - dunque, non solo Covid positivi - l’impegno organizzativo non è indifferente. Anche perché centinaia di persone sono tuttora impegnate sul fronte vaccinale e, solo per citare il numero degli infermieri, ad oggi ce ne sono ancora 187 sospesi dal lavoro nelle strutture bresciane perché non vaccinati, malgrado l’obbligo per la loro categoria.
I dati che preoccupano
«I numeri non ci lasciano tranquilli - ha detto Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili parlando della crescita dei contagi -. Noi cerchiamo di anticipare, confortati dalla crescita graduale e lineare dei ricoveri. Questo ci permette una programmazione che tenga conto della richiesta di salute su tutti i fronti, pur nella difficoltà a reperire professionisti. Oggi al Civile abbiamo 110 letti attivi, tutti in Scala 4.0, il padiglione dedicato ai malati di Covid ed i ricoverati sono 91. Ci stiamo preparando ad aprire un altro piano della Scala. In terapia intensiva abbiamo dodici posti e ne stiamo preparando altri due. Ci conforta la rotazione veloce dei posti letto e, soprattutto, la sostanziale diversità clinica tra chi è vaccinato e chi non lo è. Quindi, anche se oggi è aumentata la percentuale relativa dei ricoverati vaccinati (il dato tra chi lo è e chi non lo è non è paragonabile, dal momento che i primi superano il 90% della popolazione, ndr), tra questi quelli che si aggravano sono pochi».
Il confronto con le ondate precedenti
Che il quadro sia differente rispetto alle precedenti ondate - anche senza far riferimento alla prima che ci ha trovati tutti impreparati e, per questo, travolti - lo dimostrano ancora i dati portati da Ats. Nell’ottobre 2020 i nuovi positivi erano 3.900; lo scorso ottobre sono stati 1.300; nel novembre 2020 erano 12.200, ora 4.500. Il tracciamento? Nel 2020 in un giorno si effettuavano duemila tamponi molecolari; oggi i molecolari sono cinquemila e 16mila gli antigenici. I deceduti per Covid nel novembre 2020 erano 182, lo scorso novembre sono stati 16; in dicembre erano 182 e, ad oggi, sono tredici. Vero, dunque, che i numeri dei nuovi positivi sono molto alti ma, come si evince dai dati, non si traducono in pericolosità sanitaria.
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