Nei campi Caffaro si prova a «coltivare»... plastica vegetale

Dai campi avvelenati da Pcb e diossine potrebbe nascere la chimica green. Come? Coltivando le canne comuni (Arundo donax) e bioetanolo per produrre plastica vegetale.
La proposta è della Biochemtex che, insieme ad Ersaf (Ente regionale per i servizi all'agricoltura e alle foreste) e all'Università di Agraria di Milano, sta sperimentando questo processo su un terreno agricolo nella zona sud del Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro.
Un esperimento che scorre parallelo a quelli legati all'Accordo di programma del 2009 per la coltivazione di mais, soia, frumento e di undici ortaggi (fra cui zucchine e pomodori). Ma di cui si attendono i dati analitici per capire se e quando si potrà tornare effettivamente a produrre.
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