'Ndrangheta, i profili dei tre fermati nelle carte dell'inchiesta

Chi sono i bresciani in carcere con l'accusa di ricettazione e detenzione di armi da guerra da utilizzare per un attentato
Le auto dei carabinieri e della guardia di finanza - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Le auto dei carabinieri e della guardia di finanza - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Nelle chat criptate al centro degli atti di inchiesta, e che per chi indaga assumono «uno straordinario valore probatorio», Gianenrico Formosa viene soprannominato «il pelato». Nato a Brescia il 22 settembre del 1971, residente a Flero, è uno dei tre bresciani fermati nell'ambito dell'inchiesta della locale Direzione distrettuale antimafia che contesta la ricettazione e la detenzione di armi da guerra (pistole e bombe a mano) da utilizzare per un attentato ai danni di un ex affiliato alla Cosca Crea, della 'ndrangheta, che nel 1992 aveva ucciso due persone. «Un agguato palesemente inserito in una faida» scrive chi indaga. 

Gli altri due arrestati sono Francesco Candiloro, socio al 45% di un laboratorio di pasticceria in città, e nato a Polistena (Reggio Calabria) il 6 gennaio 1979 e residente in città e Giuseppe Zappia di Taurianova, 52 anni compiuti a luglio, e di casa a Nuvolera. Detto «Pino». Per tutti viene contestata l'aggravante mafiosa.

Il primo fermato - Gianenrico Formosa

Il gip Andrea Gaboardi nella sua ordinanza di convalida del fermo scrive che «a carico di Formosa sussiste un grave quadro indiziario». Viene ritenuto concorrente nel trasporto di una bomba a mano di provenienza jugoslava a Canale d'Agordo, nel Bellunese dove vive l'obiettivo dell'attentato che poi è saltato. Per chi indaga poi è «il soggetto incaricato di portare materialmente a termine l'azione omicidiaria avvalendosi di un complice da lui stesso individuato». 

Il gip ricorda che stando alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, «Formosa pianificava ben due sequestri di persona ai danni di un imprenditore della provincia di Brescia e di uno nei confronti di un imprenditore nel milanese». Il pm bresciano Teodoro Catananti scrive: «Ci sono parziali ma significativi riscontri in ordine all'affiliazione o comunque contiguità di Gianenrico Formosa e Giuseppe Zappia alla criminalità organizzata di stampo 'ndranghetista». Formosa «gode di notevole credibilità nel contesto degli ambienti calabresi, che spesso si servono di lui per il compimento di attività illecite». Formosa «era - si legge ancora nell'ordinanza - a sicura conoscenza dei mandanti dell'attentato, coincidenti, a su stesso dire, con quelli dell'agguato a Bruzzese e ha più volte vantato, nei dialoghi agli atti, proprio la sua affiliazione alla 'ndrangheta». 

Il secondo fermato - Giuseppe Zappia

Giuseppe Zappia è invece «riconducibile alla famiglia Zappia-Ferraro di San Martino di Taurianova la cui mafiosità è riconosciuta da plurime sentenze ormai passate in giudicato». Zappia «è stato a monte il soggetto che nel 2019 - si legge agli atti - ha fornito a Formosa la granata da adoperare per l'agguato dinamitario». 

Il terzo fermato - Francesco Candiloro

Francesco Candiloro, sposato e padre di due figli, viene inquadrato come «soggetto riconducibile alla Cosca Crea di Rizziconi». Un insospettabile con un lavoro vero, socio in un laboratorio di pasticceria in città, e ritenuto «vero e proprio uomo di fiducia di Vincenzo Larosa (anche lui fermato e in carcere nell'ambito della stessa inchiesta, ndr) a cui era stata affidata l'organizzazione e la preparazione dell'attentato in terra bellunese, coordinando gli esecutivi stanziati nella provincia bresciana». Candiloro è in carcere anche per omicidio, reato contestato, sempre con l'aggravante mafiosa, dalla Procura di Ancona, per il delitto di Marcello Bruzzese, fratello di un collaboratore di giustizia, freddato con 20 colpi di pistola a Pesaro il giorno di Natale del 2018. 

«Anche alla luce degli atti della Procura di Ancona - scrive il gip di Brescia - emerge un solido e robusto quadro indiziario del previo coinvolgimento di Candiloro in corso con Tripodi, di azioni di sangue per conto della famiglia Crea di Rizziconi». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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