Ndrangheta al Nord, in Appello a Brescia condanne per 80 anni
La Corte d’appello di Brescia ha confermato in gran parte le condanne per associazione mafiosa pronunciate, a vario titolo, in primo grado per le infiltrazioni della 'ndrangheta nel tessuto economico mantovano.
Le pene in primo grado per dieci imputati avevano superato i 100 anni. In appello gli anni complessivi sono 80. Condannati Deanna Bignardi (5 anni e quattro mesi), Nicolino Grande Aracri (20 anni e 8 mesi, dopo che in primo grado ne aveva incassati 28), Giuseppe Loprete (16 anni e sei mesi), Giacomo Marchio (2 anni), Salvatore Muto (8 anni), Antonio Rocca (dai 26 anni e 10 mesi del primo grado a 17 anni e 8 mesi), Salvatore Rocca (1 anno e 4 mesi), Danilo Silipo (3 anni) e Ennio Silipo (3 anni). Assolto Alfonso Bonaccio che in primo grado era stato condannato a 10 anni.
Secondo l’accusa il gruppo «ha costituito, e contribuito a radicare, sviluppare ed efficacemente agevolare, nel territorio delle province di Mantova e di Cremona, un'associazione per delinquere di stampo mafioso, che, rimanendo attiva quantomeno fino al novembre 2015, ha progressivamente operato grazie alla capacità intimidatoria propria del sodalizio al fine di imporre il perseguimento dei suoi fini, consistenti da un lato nell’assumere e mantenere il controllo di interi settori dell’imprenditoria locale, con specifico riferimento al comparto dell’edilizia e dall'altro ad esercitare una sempre più pervasiva penetrazione nelle istituzioni locali mirando ad assumerne il controllo» è scritto negli atti processuali.
Parti civili nel processo si sono costituiti l’associazione Libera e Matteo Franzoni, imprenditore che aveva denunciato per primo le infiltrazioni della ‘ndrangheta.
«È una sentenza storica perché sono stati condannati esponenti di spicco della Ndrangheta in Lombardia». Lo ha detto il procuratore reggente di Brescia Carlo Nocerino presente in aula alla lettura della sentenza per le infiltrazioni ndranghetiste.
«Siamo riusciti a dimostrare che Nicolino Grande Aracri ha costituito e gestito una struttura ndranghetista» hanno commentato i sostituti procuratori di Brescia Paolo Savio e Claudia Moregola. «Questa - hanno aggiunto i magistrati - è la nostra pietra d’angolo sulla quale costruire altre inchieste antimafia».
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