Nasce in Università la formula che previene gli incendi dei tetti

Alla Facoltà di Ingegneria sono state studiate cause e soluzioni: depositato anche un brevetto per un congegno meccanico che evita i roghi
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Sono più di 300 ogni anno gli interventi dei Vigili del Fuoco bresciani per spegnere incendi a tetti e canne fumarie. E oltre ai danni materiali ci si trova, a volte, a fare i conti con vite perse. Ma un aiuto può arrivare da una tabella multivariata. Per chi non ha familiarità con la matematica una sorta di battaglia navale dove incrociare dati. Un diagramma verde e bianco che può salvare case e vite dando un’indicazione pressoché fedele di quanto (e se) un tetto e una canna fumaria, insieme, possano essere pericolose.

Il progetto nasce nella Facoltà di Ingegneria di Brescia dalla collaborazione tra la ricercatrice Mariagrazia Pilotelli, Davide Luscietti e il Centro studi di Anfus ai quali si è poi aggiunta Manuela Neri, studentessa di Ingegneria Edile - Architettura alle prese con la tesi di laurea. Lo studio. L’associazione Fumisti e Spazzacamini di Brescia si è rivolta agli «ingegneri» per quantificare i fattori di rischio: «si sono resi conto che il nuovo modo di costruire, l’utilizzo del legno e di materiali molto isolanti - spiega Mariagrazia Pilotelli - potesse non essere calcolato nelle norme e la nostra ricerca ha dimostrato che è così».

Nel frattempo la norma europea è cambiata e parzialmente recepisce ciò che è stato verificato dalle ricercatrici. La fatica però non è certo stata sprecata: «lo strumento - sottolineano - resta a disposizione degli operatori per verificare, caso per caso, che la situazione sia sicura». Come? Semplicemente incrociando sulle tabelle già pronte le caratteristiche della canna fumaria, da installare o già in sede, quelle del tetto e la temperatura che ci si aspetta. Se la casella è verde l’impianto è sicuro, «se no - spiega Neri - l’installatore dovrebbe ovviare e cercare di costruire in sicurezza, ad esempio scegliendo un altro condotto oppure distanziare maggiormente il tetto e la canna fumaria». L’obiettivo è avvicinarsi il più possibile al quadratino verde della tabella, la zona di sicurezza.

In laboratorio. Mauela Neri in un momento delle prove a Tampere
In laboratorio. Mauela Neri in un momento delle prove a Tampere

Collaborazioni. Lo studio parla sì bresciano, ma anche finlandese perché Manuela Neri, durante il suo studio, ha lavorato gomito a gomito con i colleghi della Tampere University of Technology. «Pensavamo che questo fosse un problema tutto italiano, ma poi abbiamo scoperto che anche l’Università di Tampere stava lavorando su questo tema e abbiamo pensato di unire le forze - spiega Manuela Neri - e studiare il fenomeno sotto diversi punti di vista: noi abbiamo puntato più su uno studio numerico, loro più sperimentale, lavori necessari l’uno all’altro». Prove sperimentali e calcoli complicati hanno dato vita ad un’analisi completa del problema che poi è stato tradotto nelle linee guida per gli operatori. Le indicazioni del produttore per l’installazione infatti non sono sempre sufficienti per via delle diverse variabili in gioco, la ricerca punta quindi ad andare oltre. Manuela Neri ha classificato diverse tipologie di tetto, in base agli strati isolanti, e le canne fumarie; li ha raggruppati per spessori e quindi proceduto a diversi esperimenti. Lo sforzo è stato rendere il risultato di questo lavoro in tabelle pronte per essere utilizzate da chi installa impianti a biomassa legnosa. Un lavoro che può essere utile a chi deve installare, ma anche ai proprietari che possono cercare di capire quanto il loro impianto è sicuro e correre ai ripari in tempo. Tutto questo lavoro realizzato con l’università scandinava è stato poi pubblicato su diverse riviste scientifiche internazionali, in lingua inglese, come «Fire technology». Sono stati redatti anche articoli più divulgativi in italiano per chi opera nel settore, ad esempio sulla rivista degli iscritti ad Anfus.

Un incendio di fuliggine in corso: può arrivare a 1200 gradi
Un incendio di fuliggine in corso: può arrivare a 1200 gradi

Il brevetto. Il progetto è pronto da più di un anno, ma il brevetto non è ancora arrivato. Sul dispositivo che permette di evitare gli incendi delle canne fumarie e dei tetti le due ricercatrici non si sbottonano molto, tutto è top secret, ma qualcosa tra una chiacchiera e l’altra, emerge. La novità è un congegno, depositato all’Ufficio Italiano Brevetti, «va inserito tra la canna fumaria e il tetto - spiegano - serve per evitare il surriscaldamento del tetto e quindi che questo vada a fuoco». La documentazione è stata depositata da Mariagrazia Pilotelli e Manuela Neri e nasce dallo studio fatto dalla studentessa e riportato nella tesi di laurea.

«Da più di 4 anni studiamo le cause degli incendi delle canne fumarie» sottolinea la ricercatrice Mariagrazia Pilotelli che ha seguito Manuela Neri durante la stesura della sua tesi di laurea. «Il progetto - spiegano Pilotelli e Neri - è stato depositato un anno fa e finora ci hanno chiesto solo maggiori chiarimenti per quanto riguarda alcune parti».

Da Brescia quindi è partito un altro plico contenente disegni tecnici e specifiche sul congegno. «Il dispositivo - spiega Manuela Neri - è stato pensato per essere inserito nella parte finale della canna fumaria». Al Dipartimento di Ingegneria meccanica dell’Università di Brescia c’è ottimismo per questo nuovo progetto che, forse presto, potrebbe cambiare soprattutto l’approccio all’emergenza. Si attende presto una risposta da Milano per poi poter conoscere i dettagli del dispositivo. Però si deve aspettare che idea e studi siano tutelati da un brevetto nazionale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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