Nadia Toffa, la lettera: «Vorrei portarti al mare a ridere»

L’ultimo messaggio dell'ex collega Daniela all’amica «Nadine», cercando di dare un senso al grande dolore
L’album dei ricordi: Nadia Toffa al mare - © www.giornaledibrescia.it
L’album dei ricordi: Nadia Toffa al mare - © www.giornaledibrescia.it
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«Nadine vorrei prendere la macchina e portarti via un giorno, in riva al mare io e te a ridere come facevamo una volta». «Danielsan, (così mi chiamavi fin da quando ci siamo conosciute), il quadro è perfetto, lo immaginiamo allo stesso modo, dai sogniamo un po’, dimmi, con chi saremmo in questa spiaggia?». «Io con Ligabue senza dubbio e tu?» «Non so decidere se De Niro o Jack Nicholson».

Io oggi sono al mare, distante da te, tra poche ore prenderò un aereo per venirti a trovare, per l’ultima volta (i funerali di Nadia Toffa si sono svolti venerdì 16 agosto, alle 10.30 in Duomo a Brescia, ndr). Da qui ti scrivo quella che sarà la mia ultima lettera. Eh già, le lettere, quelle che a te piacevano tanto.

Prima del tuo lungo silenzio mi avevi detto: «Danielsan mi spedisci il tuo profumo che voglio metterlo anche io? Domani vai in Posta, me lo spedisci e poi scrivimi anche una lettera. Sai che mi piace leggere le lettere». «E il profumo come faccio a spedirtelo? Si rompe!». «Ma smettila, mettilo dentro ad un calzino vecchio e vedrai che non si romperà!». Ecco, tu eri questo. Trovavi sempre la soluzione, anche la più strana ma la trovavi, eri una forza della natura, una tempesta in piena. Forse è proprio da questo che sono stata subito attratta.

Ricordo ancora quando sono entrata per la prima volta 12 anni fa a ReteBrescia: ero spaesata, appena arrivata in una nuova città, in un nuovo luogo di lavoro. Non conoscevo nessuno tranne Andrea, sono entrata e la prima persona che ho visto sei stata tu. Mi sei venuta incontro con quel tuo sorriso radioso e la tua voce dal volume altissimo, forse troppo, perché tu eri così: eri un ciclone inarrestabile, un fiume in piena. Senza freni. Mi hai travolto, mi hai abbracciato e da lì più nulla ci avrebbe diviso. Le nostre giornate al lavoro e poi a progettare il futuro, quello che avremmo voluto fare, cambiare, poi il tuo sogno che diventa realtà e il tuo trasferimento a Milano. «Strano il destino» dicevamo: tu andavi a vivere nella mia città e io rimanevo nella tua.

Mi sei mancata tanto, ma la nostra amicizia è stata più forte di tutto. In questi dieci anni ti sei ricreata tutto, come d’altronde ho fatto io, ma qualcosa ci ha sempre tenute unite: si chiama amicizia. Oggi sento un gran vuoto dentro e penso a Margherita, la tua dolce mamma, e il mio pensiero va all’ultima volta che ci siamo viste: con molta franchezza mi hai detto quello che sarebbe successo, cercavi di farmi capire che non avresti vissuto ancora a lungo ma che eri serena, che avevi vissuto appieno. Tu rincuoravi me. «Io non ho paura, fidati, io ho solo paura di lasciare da sola la mamma, lei che farà poi senza di me?».

Sull’A4, di ritorno a Brescia, ripensavo alle tue parole. Lì ti ho dato il mio primo vero addio, e ripensavo a Beatrice, la mia bimba, e al dolore che provano tutte le mamme che perdono un figlio. E pensavo alla tua. Oggi il mio pensiero va a lei. Alla tua mamma. Io lo so che tu ora sei serena, perché, come mi ripetevi spesso, per te Lui ha un progetto più grande, perché se no che senso avrebbe avuto tutto questo dolore? Io vorrei avere solo un quarto della tua forza, per accettare che oggi lasci in me, in noi, in tutti quelli che ti vogliono bene, un grande vuoto, incolmabile.

I miei colleghi mi hanno chiesto di scrivere qualcosa su di te, un «pezzo», come tanti che scrivo ogni giorno per la tv. Ma non ci riesco. L’unica cosa che riesco a fare è scriverti una lettera, come se tu la potessi leggere. Tra qualche istante la spedirò, l’indirizzo non sarà più il tuo, ma farò finta che sia così. Proprio come quel giorno che siamo andate al mare con Ligabue e Robert De Niro, con una tazza di caffè in una mano e nell’altra il tuo cruciverba. Ah dimenticavo, il profumo è ancora in quel calzino vecchio, l’unico mio rammarico è di non avertelo spedito prima di partire. Forse perché speravo un giorno di dartelo a mano. Buon viaggio Nadine.

 

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