Musei, «noi direttori di periferia capaci di fare rete»
Sono tutti nati tra il 1972 e il 1981, sono a capo di importanti raccolte museali e culturali situate nella provincia bresciana, e hanno una missione in comune: quella di tutelare, valorizzare e promuovere il patrimonio delle realtà di cui sono a capo, attenti a rispettarne la vocazione e la natura primaria, ma facendo quotidianamente i conti con una collocazione geografica situata al di fuori del contesto cittadino.
Collocazione che impone pratiche efficaci, coerenti e costanti per convogliare e stimolare l’interesse e l’attenzione del pubblico. Paolo Linetti, Stefano Lusardi, Paolo Sacchini e Paolo Boifava sono direttori e conservatori - rispettivamente - del Museo Orientale Collezione Mazzocchi di Coccaglio, della Fondazione Ugo da Como di Lonato del Garda e del Martes - Museo d’Arte Sorlini di Calvagese, della Collezione Paolo VI Arte Contemporanea di Concesio, e dei Musei di Montichiari.
Unanimemente concordi circa l’obiettivo primario - ovvero quello di conservare tesori di levatura nazionale o addirittura internazionale - lo sono altrettanto nel dire che «non basta». Già, perché affinché un museo non rimanga uno scrigno chiuso a chiave, i concetti di sinergia col territorio, la buona pratica del creare una rete con i Comuni e le altre istituzioni, e l’ideazione di eventi che attraggano pubblici diversi sono necessità condivise. Compreso Sacchini, che a Concesio vive una situazione in parte differente, stante la maggiore vicinanza alla città e il traino fornito al Museo dalla Casa natale di Paolo VI.
«Operare in provincia, ancor più che in altri contesti, presuppone una conoscenza approfondita del territorio e di chi lo abita - spiega Linetti. - Studiando la storia e il presente di Coccaglio ho scoperto una realtà fatta di persone curiose, interessate alla storia del loro paese e sollecite al dialogo e al confronto, e molti degli abitanti sono diventati volontari attivi del Museo». Fondamentale, tuttavia, guardare anche oltre il proprio territorio e creare rapporti di scambio: «Attualmente stiamo studiando e rintracciando le memorie e le vicende di quei delegati italiani e giapponesi che tra fine ’800 e inizi ’900 sostavano a Coccaglio ospiti di Pompeo Mazzocchi - precisa Linetti. - Per questo esiste un fertile dialogo col Consolato giapponese in Italia. È attivo inoltre anche un rapporto di prestito opere con gli altri musei orientali del Paese: il Chiossone di Genova, il Tucci di Roma, il Museo di Torino e quello di Udine».
Dialogo condotto sul doppio binario, locale e oltre i confini, anche per Lusardi che al Martes - dopo aver riunito sotto lo stesso tetto oltre 200 opere dal Trecento all’Ottocento, frutto delle ricerche antiquarie condotte da Luciano Sorlini per 50 anni e fino a poco tempo fa distribuite nelle dimore di Venezia, Montegalda Vicentina e Calvagese - ha ora l’obiettivo di «mettere in rete questa pinacoteca».
«Attualmente è attivo un rapporto di scambi e prestiti con i Musei Civici di Venezia - illustra - ma è forte il bisogno di istituire un rete provinciale bresciana. Da soli non si va da nessuna parte, l’unione e il dialogo sono sempre vincenti». Sinergia. L’auspicio ad una maggiore sinergia, unitamente all’annosa questione del budget, torna nelle parole di Boifava: «Quando si opera in provincia è difficile avere finanziamenti cospicui ma questo ci stimola a far rendere al meglio le nostre poche risorse. Così da 5 anni a questa parte abbiamo optato per un’unica grande mostra annuale di grande qualità, come quelle su Ceruti, Basiletti, o quella attuale - realizzata in collaborazione col Brescia Photo Festival - sulle fotografie provenienti dagli archivi nobili di Otto-Novecento».
Sinergia, appunto: «Per crescere è fondamentale uscire dai propri confini. Senza una rete che unisca e coordini i musei della città e della provincia non evolveremo mai. Tuttavia per farlo ci deve essere un ente super partes, come la Provincia ad esempio. Se ne parla da anni… senza mai giungere a qualcosa di concreto, eppure realtà virtuose a cui guardare esistono» assicura Boifava. Qualche esempio? «Le reti museali delle provincie di Mantova, Modena o Bolzano» conclude.
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