Movida, parola alla Corte d’Appello. La Loggia: «Ora si riapre il giudizio»

Dopo la sentenza emessa dalla Cassazione il Comune sottolinea come non scatti per ora alcun risarcimento
MOVIDA, SI RIAPRE AL SECONDO GRADO
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Non una sentenza definitiva, ma la riapertura al giudizio di secondo grado - in cui il giudice dovrà valutare quale sia stata la condotta colposa della Loggia nella causa mossa da Nava e Paroli sulla movida al Carmine nel 2012. A chiarire alcuni aspetti del testo della Corte di Cassazione che sta facendo discutere i sindaci di tutta Italia è il Comune di Brescia, che dopo un confronto con l’Avvocatura civica in una nota spiega che «il giudizio, che quindi non è definitivo, dovrà dunque essere riassunto davanti ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Brescia».

Tenuto conto di altri precedenti di merito (ad esempio a Torino, dove la Corte d’Appello ha condannato il Comune per il troppo rumore della movida), la sentenza della Cassazione ha così il pregio di delimitare l’oggetto del giudizio e il perimetro dei poteri di condanna del giudice ordinario.

La Cassazione ha infatti rilevato che il Comune, proprietario della strada in cui 13 anni fa venne denunciata la movida selvaggia, può essere condannato sia al risarcimento del danno sia a ridurre i rumori molesti alla soglia della normale tollerabilità. Quindi – e in questo passaggio sta la vera novità della sentenza - la Corte d’Appello del rinvio dovrà nuovamente pronunciarsi sulle domande dei cittadini, alla luce di due principi affermati dalla Cassazione: da una parte valutare quali regole tecniche o canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni il Comune abbia violato, dall’altra provvedere eventualmente a ordinare interventi per limitare la «movida nociva».

«In sostanza – conclude la nota della Loggia -, si riapre integralmente il giudizio di secondo grado, in cui il giudice dovrà valutare quale sia stata la condotta colposa del Comune nella gestione della strada demaniale ed eventualmente quali interventi siano eseguibili sul bene, al fine di ridurre i rumori».

Caso che farà scuola?

Insomma, il caso bresciano potrà fare scuola e giurisprudenza anche nel resto del Paese ma non nei termini ipotizzati nei giorni scorsi (quantomeno non esclusivamente), perché l’assunto che i danni della movida vengano sistematicamente risarciti dal Comune è tutt’altro che scontato. Di certo con l’arrivo dell’estate (dallo scorso anno ormai post-pandemica) il fenomeno caratterizzerà serate e notti dei prossimi mesi, tanto al Carmine quanto in piazza Arnaldo e in piazza Tebaldo Brusato, epicentri più frequentati dai giovani bresciani.

Le ultime cronache allarmistiche delle notti del divertimento risalgono allo scorso dicembre, quando i residenti del Carmine denunciarono una situazione insostenibile: cocaina nei vicoli, urina sui portoni di casa, urla e risse. Solo un mese prima, invece, 26 commercianti aderenti all’associazione Carminiamo decisero di autoregolamentare la movida imponendosi di servire consumazioni d’asporto all’1.30 di notte e di chiudere le saracinesche alle 2, oltre ad avviare una campagna di sensibilizzazione invitando i clienti a rispettare la quiete notturna dei residenti e a non imbrattare le strade e i vicoli. Su binari paralleli, in forte contrarietà rispetto alle azioni messe in campo per gestire la movida una cinquantina di abitanti si riunì invece in sala civica bypassando il Consiglio di Quartiere e ipotizzando la nascita di un vero e proprio comitato e azioni legali.

Ma poi tutto sembra essersi dissolto nel corso dei mesi. Intanto, in attesa della nuova (ciclica e prevedibile) esplosione del fenomeno sociale la Loggia si prepara: così in settimana si terrà una prima riunione tra l’assessore alla Partecipazione e alla Sicurezza Valter Muchetti e quello al Commercio Andrea Poli per discutere delle azioni da intraprendere per governare la movida estiva.

Il sindaco di Milano

Ma l sentenza della Cassazione preoccupa anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala. «Io sono molto preoccupato, anche perché il problema è che qui c'è un paradosso: far rispettare quelle misure è un compito in generale del sistema di sicurezza e quindi la responsabilità è un po' di tutti - ha commentato a margine della presentazione dell'inizio dei lavori dell'Arena Milano Santa Giulia per le Olimpiadi -. Se però il costo ricade interamente sul Comune è un grandissimo problema».

Sala ha poi spiegato che il Comune ha introdotto, prima della sentenza, una serie di misure. «Anche se oggettivamente controllare un fenomeno del genere in tempo reale in tutta la città è un'opera gravosa. È chiaro che per noi questa sentenza è una spada di Damocle enorme e leggo anche nella chat che ho con alcuni sindaci che c'è molta preoccupazione» ha concluso.

 

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