Movida a Brescia, spunta l’idea di un «villaggio» per la seconda serata
Ci hanno provato tutti, ma «governare la notte» si è (sempre) rivelata un’impresa insormontabile. E se le strade già battute si sono dimostrate vicoli ciechi, allora tanto vale mettere in circolo idee e soluzioni nuove, andando anche a pescare soluzioni inedite che stanno dimostrando di essere efficaci nelle altre città d’Europa. Era Laura Castelletti sindaco, enciclopedia della movida, tomo 2023: si cambia passo. Anzi, si raddoppia.
La Loggia modifica approccio e inizia a studiare misure calibrate su due tempi: un «primo tempo», che potrebbe traguardare attorno all’una di notte, e un «secondo tempo» per chi vuole tenersi stretto il «diritto al divertimento» fino a mattina inoltrata senza però ledere l’altro diritto: quello della tranquillità dei residenti. Come fare? Il modello a cui si sta guardando è quello di Rouen, tradotto: provare a immaginare una sorta di «villaggio» ad hoc in cui poter trascorrere la seconda serata.
L’iter
Un piano organico, deciso e blindato ancora non c’è: sarà costruito passo dopo passo attraverso i «tavoli sulla movida» già annunciati da Palazzo Loggia, un confronto costante che vedrà protagonisti attivi gli esercenti e, quindi, i proprietari di bar, locali e ristoranti. L’iter che l’assessore alle Attività produttive e all’Innovazione sociale ed economica Andrea Poli ha in mente è improntato sulla condivisione: per questo il primo step punterà a siglare un Accordo di programma proprio con i commercianti, disegnando insieme a loro i contorni della «rivoluzione della notte». Certo, qualche idea di partenza (di cui si inizia a parlare e che dovrà incassare l’imprimatur del pool di lavoro) esiste già.
Per fare filare liscia la «prima serata», non bastano i drink in «libertà vigilata» né il semplice coprifuoco. Proprio per questo l’ipotesi di lavoro guarda a un servizio d’ordine pensato con i gestori delle attività. In sostanza funzionerebbe così: Comune ed esercenti stabiliscono le regole da rispettare e i vigilanti avranno il compito di assicurarsi che siano rispettate. Non solo. Una di queste regole potrebbe riguardare la quantità delle persone in ingresso, esattamente come già sta accadendo, ad esempio, a Torino (dove sono stati installati dei congegni conta-persone).«Il modello dal quale si può trarre un buono spunto - spiega Poli - è quello della gestione dei grandi eventi gratuiti di piazza: tutti possono entrare, ma se c’è troppa folla si attende il proprio turno rispettando le regole che vengono ricordate dagli steward. Non ci si deve però fermare solo a questo, bisogna andare a fondo attraverso un lavoro congiunto con l’assessorato alle Politiche giovanili: i giovani che creano problemi vanno aiutati a vivere la loro vita nel rispetto degli altri». In questo modo, dopo un avvertimento, chi non si comporta a dovere sarebbe gentilmente allontanato, mentre sarà compito delle forze dell’ordine, della Polizia locale in primis, intervenire in caso di baruffe.
«Attualmente è in vigore l’ordinanza - chiarisce l’assessore -. Si è iniziato a ragionare su questo percorso, che però andrà approfondito e sperimentato al Carmine dopo la fine dell’estate. Dopo il Protocollo d’intesa, ci sarà la necessità di approntare un regolamento, percorso che dovrà essere svolto all’interno della Commissione consiliare competente. Il tutto partendo da un assunto: i commercianti sono i primi a voler risolvere il problema della mala-movida, che va affrontato alla radice, senza scansare i problemi ma anche senza nascondere le esigenze».
Un altro aspetto che potrebbe essere normato è, ad esempio, l’utilizzo dei bicchieri usa e getta in plastica (il cui abbandono procura non poco lavoro extra ad Aprica, oltre che una distesa di sporcizia): la soluzione potrebbe essere più semplice del previsto, ovvero prevedere una «mini caparra», un modo per rispettare l’ambiente in tutti i sensi: producendo meno rifiuti e sporcando meno.
Dopo l’una di notte
Capitolo due: quelli della seconda serata. «Le restrizioni e le regole vanno rispettate, ma - precisa Poli - bisogna creare le condizioni per rispondere alle esigenze che via via emergono. E non si può spostare un problema da una zona all’altra della città». Questo è il punto di partenza per iniziare a studiare il secondo atto del possibile «piano della notte» del futuro. Uno spunto arriva, ad esempio, dal quartiere Libre di Rouen, dove un’area dismessa è stata trasformata in una sorta di «villaggio del divertimento» che si è mano a mano popolato di attività, locali aperti fino a tarda ora (in quel caso le saracinesche si alzano anche dal tardo pomeriggio) e di botteghe artigianali.
No: l’obiettivo non sarebbe ricreare un «Borgo Wührer Due». L’area in questione dovrà essere «a prova di residenti», ovvero abbastanza lontana dalle case, meglio ancora se - proprio come accaduto nella città del nord della Francia - il progetto portasse a riqualificare uno spazio dismesso con un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale (a Rouen sono stati riutilizzati i vecchi container). Trovare vecchi spazi «pensionati» da anni, a Brescia, non sarebbe del resto difficile. Basta guardare alla zona sud ovest della città, a partire da via Orzinuovi.
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