Mostra su Tiziano, parla Goldin: «Non si lavora così»

Il patron di Linea d'ombra: «Io non parteciperei al bando, mancano gli elementi determinanti, ossia le opere di punta e la stima dei visitatori»
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Marco Goldin, patron di Linea d'ombra, boccia il bando avviato dalla Fondazione Brescia Musei per «sostenere», economicamente parlando, la mostra Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Brescia e Venezia (al via il 21 marzo al Museo di Santa Giulia). Non tanto per il metodo di affidare i servizi ad una gara, quanto per il merito.

Il perchè è presto detto: «L’aspetto determinante sta nei visitatori e per stimarli tutto dipende dalla qualità delle opere. Tele che - precisa Goldin - devono essere certe, con tanto di lettere che confermino già i prestiti: senza l’elenco certo delle opere, manca l’elemento principale». 

Non solo. Fondamentale per l’imprenditore dell’arte è anche il fattore tempo. «A segnare la differenza sono i grandi capolavori e la capacità di portare a casa i prestiti. Su questo fronte stringere degli accordi pluriennali diventa di gran lunga più vantaggioso, perchè dietro i prestiti si cela un lavoro diplomatico pazzesco oltre che rapporti internazionali». 

Guardando al merito del bando, Goldin è certo: «Io con la mia società non parteciperei mai a questo bando, il rischio di impresa qui è al buio, i tempi sono strettissimi perchè si parla di marzo. Non è così che si lavora: il progetto scientifico da solo non significa nulla, può solo diventare un libro. Del resto, l’esito del bando per la gestione complessiva dei servizi museali la dice lunga: è arrivata una sola offerta e non a caso. Qui si prescinde dagli elementi essenziali: prestiti, visitatori, tempi. Assurdo».

 

Leggi il servizio integrale sul bando e la mostra di Tiziano sull'edizione del Giornale di Brescia in edicola oggi, mercoledì 9 agosto, scaricabile anche da qui

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