Morte detenuto: indagato medico del carcere

Emiliano Dolcetti aveva un tumore. Da capire se sia stato curato dietro le sbarre
Morto per un tumore, Emiliano Dolcetti nel 2010 uccise l’anziana zia
Morto per un tumore, Emiliano Dolcetti nel 2010 uccise l’anziana zia
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Lunedì 10 maggio avrebbe dovuto iniziare il primo ciclo di chemioterapia. Ma Emiliano Dolcetti è morto - a 47 anni - quattro giorni prima in un letto della Poliambulanza, dove era stato portato direttamente dal carcere di Canton Mombello.

L’uomo era in cella per scontare la condanna definitiva per l’omicidio dell’anziana zia Carolina, uccisa sotto effetto di cocaina il 17 luglio del 2010 a Prevalle. Era malato oncologico, stava lottando contro un tumore allo stomaco e ora la Procura di Brescia sta indagando sul suo decesso per capire se dietro le sbarre sia stato effettivamente curato. L’autopsia, già eseguita, potrà dare alcune risposte.

Nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, è stato iscritto il nome di una dottoressa che lavora all’interno del carcere cittadino. Gli atti alla Procura li avevano invece inviati i medici della Poliambulanza che per ultimi hanno assistito Dolcetti, quando ormai non c’era più nulla da fare.

Chi indaga deve stabilire se le condizioni di salute del detenuto fossero compatibili con il regime carcerario e se, soprattutto, il 47enne sia stato sottoposto a tutti gli accertamenti e alle cure di cui necessita un paziente malato di cancro. Già nel 2018 infatti Emiliano Dolcetti era stato sottoposto ad un intervento chirurgico per una forma tumorale e in quel periodo il tribunale di Sorveglianza aveva sospeso la detenzione in carcere dell’uomo dal passato segnato dall’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti e da lunghi periodi in comunità.

Era sotto effetto di cocaina anche il 17 luglio di undici anni fa quando, verso mezzogiorno, arrivò nella casa in contrada Celle a Prevalle dell’anziana zia, Carolina Ruffatto, di 83 anni. La donna era la sua ossessione e la ammazzò a colpi di accetta, ferendo anche la cugina Franca Dolcetti, che cercò di difendere la madre. Poi scappò e venne ritrovato solamente in serata mentre vagava nella zona del fiume Chiese. La perizia psichiatrica disposta dal Gip lo riconobbe capace di intendere e volere al momento del delitto. E vennne così condannato a 18 anni e 8 mesi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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