Moris Ciccone da Botticino, star internazionale della pole dance

Il 32enne è secondo sul podio di Pole Art Italy. «Enorme emozione: durante l'esibizione mi veniva da piangere»
  • L'esibizione da medaglia di Moris Ciccone
    L'esibizione da medaglia di Moris Ciccone
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Si è esibito tra le stelle e ha brillato, dando consistenza alle emozioni con una storia raccontata con delicatezza e rispetto. Gesto tecnico e sentimenti si sono fusi, portando a qualcosa di inaspettato: un argento di caratura mondiale. Moris Ciccone, 32enne di Botticino, il 2 aprile scorso, al Teatro Alfieri di Asti, è salito sul secondo gradino del podio alla Pole Art Italy, competizione internazionale di pole dance, in cui prevale la parte artistico-espressiva, gara che da un decennio richiama nel nostro Paese i migliori atleti da tutto il mondo.

Secondo nella categoria «Men Èlite International», lui che nella vita fa l’impiegato commerciale e che alle performance eseguite su un palo, in un mix di danza e ginnastica, che richiede resistenza, forza, coordinazione e flessibilità, dedica passione e il suo tempo libero. «Mi ci è voluto un giorno intero per realizzare quello che avevo combinato - racconta Moris Ciccone - la Pole Art è competizione molto ambita, di livello altissimo, ti esibisci tra le stelle, all’idea a me tremavano le gambe, un risultato simile era impensabile. Speravo in un riconoscimento, ma mai avrei immaginato di arrivare a podio, addirittura alle spalle di una star della Pole Dance come l’atleta cinese Kehong Coco e con un distacco neppure troppo ampio. L’emozione è davvero enorme».

Fra i 36 Paesi e gli oltre 350 atleti presenti, il botticinese ha portato in scena la storia di Lili Elbe, alla quale si rifanno anche romanzo e pellicola «The Danish Girl»: «Il processo creativo è durato oltre 4 mesi, con 4 allenamenti serali più il sabato alla Da Family di Medole, ed è stato molto intenso - racconta l’atleta - : ho scelto il tema, perché Lili, fino alla fine, ha combattuto per essere ciò che sentiva, e sono entrato nella parte, mi ci sono ritrovato per la forza emotiva che la vicenda richiedeva e che ho cercato di raccontare in maniera molto rispettosa, giocando con le emozioni con delicatezza. Nel corso dell’esibizione poi mi veniva da piangere, l’ho fatto alla fine e in quelle lacrime c’era un po’ tutto».

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