Montirone, Mattarella telefona alla figlia del medico morto

Il Capo dello Stato l'ha chiamata dopo che la donna gli aveva lasciato un messaggio sul sito del Quirinale
IL CONFORTO DI MATTARELLA
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Il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha telefonato alla figlia di Salvatore Ingiulla, il medico di Montirone morto a 61 anni per Covid-19. Il Capo dello Stato l'ha chiamata dopo che la donna gli aveva lasciato un messaggio sul sito del Quirinale.

Uno sfogo con le lacrime agli occhi, «scritto alle due di notte di venerdì scorso in uno dei tanti momenti di pianto che dal 6 aprile vivo quotidianamente», spiega Elena Ingiulla. Così ieri Mattarella l'ha contattata sul cellulare due volte, la prima senza risposta, lasciando un messaggio sulla segreteria telefonica: «Sono Sergio Mattarella, cercavo Elena Ingiulla. Richiamerò».

Salvatore Ingiulla prestava servizio nelle carceri di Verziano e Canton Mombello ed è stato ucciso dal coronavirus dopo alcune settimane in ospedale. Pensava di farcela, anche quando lo avevano trasferito in terapia intensiva. Disse «non ti preoccupare - ricorda la figlia -, vedrai che ce la faccio». Invece Elena e i gli altri due figli non lo hanno più sentito né visto.

«Sembrerà una cosa strana ma mi sono sfogata scrivendo a Mattarella. Avevo a disposizione 500 caratteri e ho provato ad esprimere quello che mio padre rappresentava per me: ovvero tutto». Dal Quirinale, dice, è partita una telefonata «carica di affetto: ho sentito una voce sincera, di una persona che ha parlato a cuore aperto. Senza far pesare minimamente il suo ruolo. Mai mi sarei aspettata un gesto così».

Mattarella ha detto alla donna di essere rimasto «molto colpito» dalle sue parole «e soprattutto - riferisce Elena - dal passaggio in cui dicevo che mio padre mi aveva insegnato ad amare. Mi ha spiegato che il dolore non se ne va, che resta, ma che io devo trovare la forza di rialzarmi e che devo costruire il mio futuro per onorare la figura di mio papà che stima come uomo per quello che ha fatto. Un messaggio bellissimo - conclude Elena Ingiulla - che arriva da una persona che sa cosa vuol dire il dolore per averlo provato sulla sua pelle».

 

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