Mons. Tremolada contro consumismo, razzismo e nazionalismo
Con le parole con cui Dante introduce l’ultimo canto della Divina Commedia il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, ha aperto l’omelia per la celebrazione dei Ceri e delle Rose che, come da tradizione, si è svolta nella chiesa di San Francesco dei frati minori conventuali. Nella Vergine Maria, ha spiegato il vescovo, contempliamo l’essenza della vera umanità.
Un passaggio utilizzato per riallacciarsi al concetto di Umanesimo così come espresso da San Paolo VI nella enciclica Populorum progressio. Un concetto molto attuale rispetto a quanto sta accadendo nella nostra società e nel rapporto tra gli uomini, che ci spinge, ha insistito il vescovo, «al superamento di ogni nazionalismo e alla contestazione di ogni razzismo. L’umanesimo è oggi chiamato ad affrontare tre sfide» ha concluso il vescovo «il mito del consumo, l’euforia della tecnologia e l’ebbrezza della connessione digitale».
Al termine dell’omelia si è quindi rinnovato lo scambio dei ceri e delle rose tra l’Amministrazione comunale cittadina, rappresentata dal sindaco Emilio Del Bono, e il Vescovo, guida spirituale della città oltre che di tutta la Diocesi. Le consegna delle rose bianche è una tradizione antica: l’allora ministro generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali inviò a papa Pio IX una rosa d’oro come segno di gratitudine per la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione.
Una tradizione che si ripete anche in piazza di Spagna a Roma, a iniziarla fu Pio XII.
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