Mompiano bello e (con)dannato dalle spine di traffico e mobilità

Varietà paesaggistica, tanto verde e vita buona Ma i dolori non mancano e lo stadio è la bestia nera
Dall’alto. Mompiano dal Colle di San Giuseppe - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Dall’alto. Mompiano dal Colle di San Giuseppe - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Scusi, lei è di Mompiano?». «No, purtroppo. Sa, mi piacerebbe...». Al Parco Castelli ci capita di avere questo scambio di battute a ripetizione. È una piccola prova «sul campo» che, almeno a chi non ci abita, il quartiere del settore settentrionale della città piace parecchio.

La circostanza non deve stupire. Mompiano - lo diciamo subito - è una piccola gemma: verdissimo, si estende dall’inizio di via Ambaraga fin sul Colle di San Giuseppe, che offre una bellissima vista su una cospicua porzione di città. Comprende il polmone verde della Valle di Mompiano ed è attraversato dalla Metro, che serve il quartiere con una potenziale doppietta di fermate, se si comprende anche Europa. La leggendaria C, poi diventata 1, non esiste più. Se vuoi andarci in autobus, oggi devi prendere il 15.

In un batter d’occhio sei in centro. Con due passi sei lontano da tutto, alla Polveriera. Eppure non è tutto oro quello che luccica. E, chiacchierando con gli abitanti e gli esercenti, il quadro si completa fino a mostrare una rosa bella, ma con tante spine. Nessuno parlerà mai di degrado o di inquinamento, ma chiunque cita viabilità, invecchiamento della popolazione, furti e stadio come problemi reali e pesanti.

La partita Rigamonti è annosa. Per vedere le due facce della medaglia basta fermare Raffaella e Mary al Castelli. La prima è una romantica del calcio e non cambierebbe mai l’ubicazione del «Riga». Tifosissima del Brescia, è orgogliosa di vivere in un quartiere «fortunello». I tafferugli sono «un ricordo del passato», anche se il dispiego di forze dell’ordine ed i blocchi «creano inevitabili disagi». Mary dà voce alla Mompiano che lo stadio, lì, proprio non lo vuole più: «Sabato sì, sabato no, siamo in uno stato d’assedio». E gli esercenti interessati dai blocchi sono in ginocchio.

Anche la questione della viabilità è molto sentita. Cambiata nel corso degli ultimi anni, tra nuovi sensi unici e la recentissima revisione di via dello Stadio, è oggi a detta di molti penalizzante. Spaventa anche l’arrivo dell’Università Cattolica al Seminario, con l’ingresso per gli studenti da via Garzetta. Al Villaggio Valotti, zona storica e leggermente più «popolare» (in un quartiere dove gli affitti sono tradizionalmente cari), ogni posto auto è «scippato» dai ragazzi di Ingegneria. E, sempre al Valotti, si è registrata una serie di furti che ha avuto un’eco anche al Villaggio Montini. «Ladri che entrano con i proprietari in casa, cose da matti».

Il trend dell’età, intanto, parla di un quartiere che diventa sempre più anziano. La conseguenza? I mompianesi hanno meno necessità d’acquisto, o semplicemente fanno più fatica a muoversi. «E i negozi chiudono - chiosa un edicolante -. Qui le uniche realtà fiorenti sono le farmacie».

A proposito di mobilità. Chi abita verso il Colle «fatica a trovare mezzi di trasporto utili per raggiungere, ad esempio, i supermercati in zona stadio». Una possibile soluzione? «Istituire un servizio di navetta interno al quartiere». Negli anni. Mompiano sorge dove un tempo era campagna aperta. Per strada abbiamo la fortuna di incontrare Dario Gheda, mompianese da sempre, che ancora, vivido, conserva questo ricordo. Lui, e tanti altri, ci parlano di Mompiano come di un tessuto sociale e urbano che hanno più a che vedere con il paese che con il quartiere. Un «borgo a sé». Bello e dannato.

 

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