Minaccia l’ex marito, «Paga o non vedi tua figlia»: condannata
È stata condannata ad un anno e sei mesi. Il massimo della pena per il reato per il quale è finita davanti ai giudici. «La pena base dovrà attenersi sul massimo edittale considerata l’estrema gravità dei fatti contestati che hanno visto la parte civile, ovvero l'ex marito, colpita nell’affetto più caro minacciando ed impedendo allo stesso di vedere la figlia per costringerlo a versare gli importi dovuti per il mantenimento» scrive il tribunale di Brescia nella sentenza pronunciata nei confronti di una donna di 47 anni della provincia, inizialmente accusata di estorsione verso il marito, reato poi riqualificato in fase processuale in esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone.
È la storia di una separazione, definita dal giudice «altamente conflittuale», di una coppia di genitori di una bambina. La donna, come per altro ha ammesso, «tramite messaggi whatsapp ha minacciato l’ex marito di non fargli più vedere la figlia se non avesse versato somme di denaro tra i 100 e i 590 euro». L’imputata, attraverso il suo legale Tatiana Bodei, aveva chiesto prima la messa alla prova e poi il patteggiamento ad un anno.
Richieste rigettate dal giudice Maria Chiara Minazzato che nella sentenza di condanna ad un anno e sei mesi - più i danni morali da stabilire in sede civile - scrive: «Non paiono concedibili nemmeno le circostanze attenuanti generiche se appena si considera che, anche dopo l’intervento della magistratura, la donna ha continuato ad accusare ingiustamente il marito al solo fine di impedirgli il diritto di vista e il diritto di tenere con sé la bambina».
La madre della minore era arrivata addirittura ad accusare l’ex marito di pedofilia ai danni della stessa figlia. «Accuse già archiviate» ricorda il tribunale. All’uomo erano stati sequestrati computer, tablet e telefono alla vigilia di una vacanza che avrebbe dovuto affrontare con la bambina e che il padre, difeso dall’avvocato Giorgio Maione, era stato costretto a cancellare proprio a causa dell'inchiesta aperta a suo carico con le infamanti accuse mosse dalla ex moglie e rivelatesi vere e proprie calunnie. Reato per il quale ora la ex deve rispondere in un altro procedimento.
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