Mille Miglia, l'edizione extra large piace: «Puntiamo alla settimana intera»
Sono lontani i tempi in cui Stirling Moss percorse Brescia-Roma-Brescia in 10 ore, 7 minuti e 48 secondi. La Mille Miglia del 1955 era ancora una gara di velocità, poi dal 1977 è diventata di regolarità. Nell’edizione che chiude oggi, la Freccia Rossa è entrata nella sua terza vita. Più lunga, nei giorni, e più larga, sul tracciato. Da «gara da ricchi» - come è stata ribattezzata negli anni - ad evento turistico in tutto e per tutto. La prima volta della terza era è andata in scena ieri con la quarta tappa di un’edizione extra large. All’ora di pranzo le vetture hanno fatto tappa in Piemonte, dove la corsa mancava dal 1947-48, concludendo la penultima giornata a Milano.
Caos per il traffico a Milano
In mezzo al traffico delle 18 del venerdì all’ombra della Madonnina. «Scelta logistica da rivedere» dicono in coro gli equipaggi salutati dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, invece entusiasta. «Passare da piazza Duomo è magico, per chi la fa ma anche per la gente. Vedere queste macchine in movimento, pur per pochi metri, dà una grande emozione». E sotto le torri di CityLife tra i primi ad arrivare c’è l’equipaggio padre e figlio Gussalli Beretta. «Arrivo a Milano un po’ caotico. Lo dirò agli organizzatori? Certo» assicura il presidente di Confindustria Brescia. Il contachilometri dice che all’arrivo in viale Venezia saranno stati 2200 quelli macinati in cinque giorni. Seicento in più rispetto alle Mille Miglia del tracciato entrato nella Storia. «Una corsa che non finisce più. La stanchezza si fa sentire» commenta Michele Cibaldi, alla 31esima partecipazione con la sua Bugatti T40 del 1929. «Quanto mi piaceva la gara in 48 ore, con partenza il giovedì sera e il ritorno a Brescia il sabato». Resterà un ricordo.
«Noi vogliamo mantenere l’interesse sulla Mille Miglia per le auto, far crescere il brand e far conoscere sempre più l’Italia» spiega Aldo Bonomi, presidente di Aci, che sentenzia: «Non possiamo più farla come una volta. I tempi ci costringono a cambiare». L’edizione extra large è addirittura destinata ad ampliarsi ancora. «Andremo verso la settimana intera, con le gare già dalla domenica - ha annunciato in tv -. Fa bene a Brescia che diventa sempre più internazionale». E l’intervista a Teletutto ieri ha fatto il giro, da cellulare a cellulare, tra gli equipaggi impegnati sull’asse Emilia, Piemonte e Lombardia, con 30 gradi e le auto provate. «I tempi sono strettissimi. Abbiamo i minuti contati, i ritmi sono troppo serrati. Diventa quasi impossibile anche fermarsi per andare in bagno» sbuffa chi guarda alla classifica. «Ci si dimentica che le vetture hanno un’età tale che ogni giorno in più è un grado di sicurezza in meno» è il pensiero tra i veterani.
L’opinione degli stranieri
E poi ci sono gli equipaggi dall’estero, che rappresentano il 70% degli iscritti. Che in soldoni vuol dire turismo, turismo e ancora turismo. «È più lunga del solito, ma possiamo goderci di più l’Italia con un programma più ricco» commentano i tedeschi Wilfried e Robin Porth, in corsa con una Mercedes del 1954. «Cinque giorni sono perfetti. Ci gustiamo il paesaggio» aggiungono gli inglesi Magnus e Gustav Rausing, su Jaguar del 1953. E a benedire la formula allargata ci sono anche gli americani Jeffrey Morgan Gault e Jones Kent anche loro su Jaguar. «Purtroppo è già finita, saremmo andati avanti ancora». Ma la responsabile veronese della scuderia Sports, che conta su molti americani, mette in guardia. «Più si allunga e più si alza l’età media dei partecipanti. Chi può stare in giro tra punzonatore e prove per dieci giorni? Dai 70 anni in su».@Buongiorno Brescia
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