Mille Miglia: Del Bono e Gori on the road, tra risate e qualche stoccata

Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, cosi vicini, così lontani. Vicini per la militanza di partito e per l’esperienza da amministratori. Lontani per il modo di vivere la notorietà. Gori, cresciuto nella comunicazione nella galassia Berlusconi e avviato alla politica da Matteo Renzi, sa come muoversi a favore di telecamera. Sempre e comunque. Del Bono, per carattere e formazione nelle rimpiante scuole di politica, è più schivo e riservato.
Da ieri sono gomito a gomito alla Mille Miglia per portare nelle città delle ultime due tappe l’esperienza «Bergamo Brescia Capitale della Cultura», che sarà nel 2023. «Suona meglio Brescia-Bergamo» esordisce Del Bono in questa intervista doppia on the road. «Dici così perché sei di parte. Sono in ordine alfabetico» replica Gori. Che a proposito del saperci fare con i media, incalza subito il collega prima di scendere ogni volta dall’auto. «Metti la fascia da sindaco» dice il bergamasco. «Ma no dai» prova a ribattere il bresciano. Risultato: le foto le fanno con la fascia tricolore.
Gori guida e Del Bono naviga. «Credo sia più appassionato di motori Giorgio». «Sì, ma neanche troppo». Probabilmente se non avessero dovuto portare in giro per l’Italia il marchio della Capitale della Cultura avrebbero seguito la gara dalla poltrona di casa. E invece sono sull’auto moderna che apre le danze.
Botta e risposta
«Da bresciano questa gara rappresenta sicuramente la nostra cultura del vivere. Figlia dell’automotive, dell’innovazione e della creatività. È un comunicatore internazionale. Porta Brescia nel mondo dove la nostra città non potrebbe arrivare». La prima stoccata al collega bergamasco è servita. Gori incassa. «C’è un po’ di invidia da parte mia perché, al di là della storia della Freccia Rossa, Brescia ha saputo risuscitare questa gara, farla crescere e farla diventare un marchio unico. E oggi Mille Miglia vi rende riconoscibili nel mondo. A me piacerebbe averla, non ce l’ho e mi dispiace. Ma ho l’Atalanta. Ognuno ha il suo».
Tasto dolente e stoccata restituita. «Questo è vero, porca miseria» si inserisce Del Bono. «Mi girano le scatole e devo dire che l’unica cosa per cui invidio Giorgio Gori è l’Atalanta. Come società, come stadio. Noi dobbiamo avere la squadra in Serie A».
L’anno che verrà
Non può mancare la politica, dopo che Gori giovedì a Roma davanti alle telecamere di Teletutto aveva anticipato di voler convincere Del Bono a candidarsi come presidente alle prossime Regionali. Per cercare di compiere quel successo in salsa Pd che lui ha tentato invano cinque anni fa. «È simpatico a dire ’ste cose» scherza il primo cittadino di Brescia. «Doveva essere un segreto. Ah, eravamo in diretta? Bé allora lasciatemi lavorare lungo il percorso» rincara la dose Gori.
«Parleremo di cose belle. Non so se ci sarà spazio per il tema, che è serio» sono le parole con le quali Del Bono si smarca dall’argomento Pirellone, durante quella che potrebbe essere la sua ultima Mille Miglia da sindaco. «Dipende dal periodo in cui si vota nel 2023. Se sarà a giugno potrei essere ancora in carica. Vediamo». E Gori detta ancora i tempi: «Emilio, guarda in alto». E dal balcone del palazzo comunale di Siena il fotografo scatta l’ennesima foto. Poi Del Bono prende la parola e lancia il piano: «Stiamo lavorando con 1000 miglia e Aci per arricchire il percorso nelle nostre due province nell’anno della Capitale».
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