Mille Miglia, cosa significano impegno e passione per le auto anteguerra

Adriano Bagni, bresciano e veterano della Mille Miglia e di altre manifestazioni, racconta il suo rapporto con le sue auto d'epoca
Bagni verifica sulla manualistica  anni Trenta alcune caratteristiche della sua Lancia Augusta - © www.giornaledibrescia.it
Bagni verifica sulla manualistica anni Trenta alcune caratteristiche della sua Lancia Augusta - © www.giornaledibrescia.it
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Se il vecchio adagio «Donne e motori, gioie e dolori» non fosse oggi facilmente bollato come sessista e chissà che altro, la difficile convivenza con una vettura anteguerra sarebbe espressa bene dall’antica saggezza popolare. I motori, ancorchè precedenti al secondo conflitto mondiale, offrono una vasta gamma di problematiche che non solo richiedono al proprietario la pazienza di Giobbe, ma anche indubbie capacità ad arrangiarsi a risolvere i mille problemi che le vecchie signore lamentano quasi quotidianamente.

«In collezione ho una lancia Augusta, una Citroen, delle Alfa, una Dodge Commando degli anni Quaranta e tra le varie anche una jeep Oare: sono abituato a convivere con le difficoltà delle auto anteguerra o comunque con più di 70 anni. Il filo diretto con i meccanici è costante, ma necessariamente ti devi attrezzare per risolvere le mille difficoltà di una convivenza con un soggetto pieno di acciacchi».

Adriano Bagni, bresciano e veterano della Mille Miglia e di altre manifestazioni, sorride pensando al suo rapporto con la schiera di anteguerra allineate nel garage: «L’ultimo acquisto è stata la Lancia Augusta tipo berlina standard per partecipare alla Mille Miglia: in Lancia l’erede tecnologica della Lambda si sarebbe voluta sicuramente più grande di motore (una 2 litri probabilmente) e dimensioni (4 metri e mezzo come la Lambda), ma una vettura di questo genere poteva essere pensata solo per l’estero esattamente come lo era stata la Lambda. In Italia ci si doveva rivolgere alla borghesia italiana che tirava la cinghia e girava il tessuto del cappotto della domenica per risparmiare.

Una vettura quindi che pur restando rivoluzionaria doveva essere piccola, leggera, economica e di conseguenza costare relativamente poco rispetto alle Lancia prodotte sino a quel giorno. Una vettura di questo genere da 1.200 cc sarebbe stata sicuramente maneggevole, però doveva far accomodare in modo confortevole una famiglia intera ed andare alla stessa velocità di tutte le altre Lancia. Non era facile ripensare a tutto quello che era stato fatto sino a quel momento e cercare di inventare qualcosa di nuovo, nessuno intendeva dedicarlo alla produzione di massa, tuttavia questo nuovo modello di limitate dimensioni doveva essere una sorta di utilitaria (secondo i canoni del tempo) sia pure d’élite» spiega Adriano. Da qui la piccola Augusta «che sembra promettere bene per la Mille Miglia». Al netto dei piccoli acciacchi, ormai superata la soglia degli 80 anni.

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