Mille Miglia, cosa serve per vincere la corsa più bella del mondo
Per vincere la Mille Miglia rievocativa bisogna essere precisi, anzi precisissimi, puntuali alla frazione di secondo nel rispettare la tabella di marcia. La gara, infatti, non è una sfida velocistica (come era stato per quella disputata fino al 1957), ma un confronto di regolarità, deciso da punteggi che premiano chi rispetta con maggior precisione i tempi imposti. Una serie di appuntamenti con il cronometro dai quali poi scaturisce la classifica.
L’evoluzione
Con il passare del tempo la sfida si è fatta sempre più serrata e il livello di precisione dei concorrenti è andato via via crescendo. Vince, dunque, chi è più «puntuale» nel rispettare i tempi teorici di passaggio imposti dalla tabella di marcia di ogni equipaggio.
Non solo. Il punteggio così ottenuto viene poi moltiplicato per un coefficiente assegnato a ogni auto in considerazione dell’epoca e delle sue caratteristiche tecniche, storiche e sportive. Dal risultato di quest’ultima elaborazione, nasce la classifica finale. È così possibile, come è accaduto negli ultimi anni, che la vittoria abbia premiato concorrenti alla guida di auto certamente meno potenti di altre. Ma, come abbiamo detto, per vincere non bisogna essere veloci, ma precisi.
Ogni concorrente è poi responsabile del comportamento delle proprie vetture di assistenza e di quelle al proprio seguito. Le stesse durante la gara devono osservare rigorosamente le disposizioni degli Ufficiali di Gara e seguire il percorso specificatamente per loro previsto in alcune parti del tracciato. La non osservanza di questa disposizione comporterà sanzioni nei confronti del concorrente di riferimento che potranno andare dalla penalizzazione (300 punti e 12mila punti) fino all’esclusione dalla gara a discrezione del Collegio dei Commissari Sportivi.
Velocità addio
In sostanza la gara attuale non ha ormai nulla più a che fare con la vecchia e magica formula di velocità che dal 1927 al 1957 ha dominato l’immaginario collettivo di chi si sognava al volante di mirabolanti mezzi da corsa sulle strade in parte ancora bianche di mezz’Italia. Rispetto all’ardimento e al rischio di allora, la formula di oggi è basata solo sulla precisione, accuratezza, dinamiche al centesimo di secondo per limitare le penalità a valori quanto meno costanti sotto i sei o sette centesimi di media.
Il tutto lungo 1.800 chilometri. L’unico rischio è dato nelle marce di trasferimento, quando gli equipaggi si fanno prendere la mano nel caos delle strade aperte al traffico e il motore sotto il cofano romba forte. È li che il rischio si insinua sulle strade della Mille Miglia, quando la stanchezza gioca il suo ruolo sugli equipaggi e quando l’età fisica di chi guida non è del tutto compatibile con ore e ore di conduzione di una vecchia gloria su quattro ruote per strade provinciali e centri storici.
Per questo l’organizzazione ha da tempo predisposto il cordone di Polizia stradale che accompagna la Freccia Rossa e «calmiera» l’andatura. Un impegno realizzato anche dalle «pace car» che tengono a freno e in orario le oltre 400 auto in gara.
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